lunedì 29 novembre 2010

Deja vù

Tante volte nella vita capita di imbattersi in situazioni già "vissute": a me capita soprattutto quando viaggio …
Ciclisti:
3 anni fa a Sydney ho conosciuto Claudio, un pazzo trevigiano, professione giardiniere, che ogni tanto (ogni 2/3 anni) prendeva la bici e faceva qualcosa di incredibile, tipo il cost to cost del Canada, o l’attraversata della Patagonia; quella volta si stava per cimentare a pedalare da Sydney a Perth (circa 5000 km) attraverso il deserto australiano, che è uno dei più pericolosi ed inospitali del mondo.

Quest’anno a Livingstone, Zambia, mi sono imbattuto in Roland, infermiere altoatesino, che in bici sta viaggiando da Città del Capo a Nairobi. Anche in questo caso circa 5000 km, attraversando deserto, savana, jungla senza considerare qualche elefante che ogni tanto ti attraversa la strada…
Con Roland ho fatto rafting lungo lo zambesi, e nel nostro gruppo c’erano 2 ragazze (una svedese e una norvegese) che con lui condividono la professione:

l’Infermiere.

Evidentemente un lavoro che consente di viaggiare molto, o che comunque stimola a farlo, dato che nel 2005 in Perù avevo fatto amicizia con 2 infermiere di Salisburgo. Sia le scandinave che le austriache erano decisamente carine, simpatiche e sportive.
Dato che sono disoccupato, mi sa che da gennaio 2011 mi iscriverò ad un corso per diventare infermiere… ho sempre desiderato poter fare del bene al prossimo… ;)

Ma torniamo ai dejavù: prima di incontrare il ciclista e le infermiere, quindi prima di arrivare a Livingtone, ero in Namibia, e una sera in ostello a Windhoek, da buon italiano, ho organizzato una spaghettata, chiusa in bellezza brindando con qualcosa che ho portato in una fiaschetta dall’Italia:

Grappa

Stessa situazione capitatami nel 2006 in Messico: quella volta l’ostello era gestito da un italiano, era frequentato principalmente da italiani e alla fine la grappa era finita: ricordo ancora l’espressione di gioia del gestore (un bergamasco), che non tornava in Italia da un più di anno, quando ho tirato fuori la fiaschetta… stessa espressione dipinta sul volto di Massimo, veneziano, unico altro connazionale presente alla cena in Namibia, che da buon veneto non si è fatto pregare: anzi, ho dovuto lottare per preservare un po’ di quel sacro nettare…
PS: a Windhoek alla spaghettata c’erano anche 2 ragazze namibiane: una si è rifiutata di bere il grappino dopo averlo annusato, quell’altra si è appena inumidita le labbra e ha fatto una sceneggiata come se stesse bevendo del veleno… è proprio vero, sono dei selvaggi questi africani…

concludo con un classico inconveniente dei viaggi:

Autobus rotto:
situazione capitatami gia' 2 volte in questa esperienza africana (da Windhoew a Livingstone e da Maun a Johannesburg), e che era successa l'anno scorso in Argentina (da Buenos Aires a Rio Gallegos). Ovviamente in tutte le circostanze il guasto e' avvenuto nel mezzo del nulla ed e' sempre sembrato come la cosa piu' naturale del mondo...

giovedì 11 novembre 2010

Appunti di Namibia...

Da CapeTown (SudAfrica) per andare a Windhoek (Namibia) ho preso un autobus della Intercape, praticamente l’unica compagnia che fa questa tratta in un tempo ragionevole (21 ore). Dato che hanno il monopolio, temevo che questi autobus fossero un po’ malandati… invece sono autobus della Madonna!!! Nel vero senso della parola: anziché trasmettere in DVD film o video musicali, pompano per tutta la durata del viaggio l’equivalente locale di TELEPACE… un’esperienza a dir poco mistica. Quando scendi o sei Padre Pio o Marylin Manson… io alla fine del viaggio non avevo le stigmate…

In autobus sulla tratta CapeTown – Windhoek ho conosciuto 2 ragazze namibiane, e dopo qualche giorno ci siamo rivisti in città. Appuntamento in un centro commerciale identico a quelli che oramai spopolano nelle periferie italiane: mancava solo il McDonald, ma semplicemente perché qui non esiste (si sono fermati a KFC…). Sintesi del dialogo con le 2 fanciulle:
2 Ragazze: “ ti piace questo posto?”
Drino: “si, bello… però speravo che mi avreste portato in un posto un po’ più tipico”
2R: “sul serio? In realtà volevamo andare in un altro luogo, però eravamo un po’ timorose perché non è molto turistico”
D: “e cosa si fa di bello lì?”
2R: “beh, si mangia… è un mercato all’aperto dove cucinano la carne su griglie enormi… la carne è ottima ed è anche economica”
D (illuminandomi…): “ma va BENISSIMO, perché non me lo avete detto subito?”
2R: “beh, non è un ristorante e non sappiamo come ti troveresti: si mangia con le mani e i piatti sono dei fogli di giornali… insomma, è un po’sporco”
D (sorridendo): “I love dirty things…”
La carne era ottima, solo che il gran caldo mi aveva tolto l’appetito, quindi mi sono limitato a qualche assaggio, peraltro gratuito: le varie bancarelle che grigliano al carne cercano di invogliare i clienti con assaggi gratuiti, ed io, da buon italiano, mi sono limitato a quelli… insomma, sono venuto in Africa per fare il morto di fame…
Ovviamente ero l’unico bianco, ma per farmi notare ulteriormente sono riuscito a rompere una bottiglia di vetro di Sprite da 1,5L ad una adorabile vecchietta che vendeva bibite; e per farmi sentire ancora più morto di fame, la vecchietta non ha voluto neanche farsi pagare…

Nel primo ostello di Windhoek mi sono imbattuto in un furgoncino 4x4 adibito a camper, come se ne vedono tanti da queste parti; quello che mi ha sorpreso è che era targato BE (Berna, Svizzera). Appartiene a 2 simpaticissimi “vecchietti” (intorno ai 65, ma qualcuno gli ha definiti “Old but Fresh”) che sono in giro per l’Africa da 2 anni…
Ragazzi… non 2 settimane o 2 mesi… 2 anni!!! Da Berna all’Africa meridionale attraversando tutto il Continente Nero a bordo di un furgoncino tipo Ducato (in realtà è un Mercedes…). Altro che andare a svernare in riviera, questa sì che si può definire una tranquilla pensione… MITICI!!!

Partecipando ad un tour di 3 giorni per andare sulle dune di
Sossusvlei, sono finito in un gruppo di 7 persone, 5 europei intorno ai 40 anni, compreso il sottoscritto, e 2 gemelle giapponesi di 21 anni. Le gemelle erano un vero spasso: sembravano uscite da un cartone animato. Erano una persona sola: praticamente 2 siamesi legate da un filo invisibile… quando facevi loro una domanda, una iniziava la risposta e l’altra la terminava, spesso parlavano contemporaneamente in perfetta sincronia, e soprattutto sottolineavano qualunque cosa con espressioni di stupore (aaahhh, eeehhh, ooohhh) che mi ricordavano il mitico Mike Bongiorno…
Anche i loro nomi erano buffi alle orecchie di un europeo: qualcosa tipo Moè e Aioho, che io per comodità ho subito ribattezzato Moët et Chandon, perché quando lo pronunciavano loro erano incomprensibili: alla richiesta di scrivere i rispettivi nomi in modo che fosse più semplice per noi capire come si chiamassero, hanno disegnato 2 ideogrammi giapponesi, tipo かぎ e  ぼわ...
Oltre ad essere giovani, sono anche fisicamente piccoline, tanto da non dimostrare più di 15 anni. Eppure sono in viaggio da più di 3 mesi, e dopo aver visitato l’Asia ed essere arrivate in Namibia, sono dirette nell’Africa Nera, per poi andare in Europa e successivamente in SudAmerica… in totale un anno in giro per il mondo.
Che il Dio della Intercape le protegga…