martedì 21 dicembre 2010

Africa del Sud: percorso



A(=N)=Cape Town; B=Sossusvlei; C=Etosha NP; D=Swakopmund; E=Windhoek; F=Livingstone; G=Maun; H=Nelspruit (Kruger NP); I=Maputo; J=Durban; K=Lesotho; L=Port Elisabeth; M= Oudtshoorn

Foto Africa del Sud 

lunedì 13 dicembre 2010

In Tagada' in Mozambico

Finora ho usato i seguenti mezzi di trasporto in Africa meridionale: taxi (a volte in citta'), autobus a media/lunga percorrenza (spesso), auto a noleggio (2 volte), jeep di qualche tour operator (qualche volta).
Poi sono arrivato a Maputo, Mozambico. Da qui per andare a Ponta do Ouro, un paesino sulla costa un centinaio di km a sud, ho preso un minibus tipicamente africano: parte quando e´ pieno.
Sono stato fortunato: ho dovuto aspettare solo una mezz´oretta prima che si riempisse.
Chi ha avuto la sfortuna di conoscermi per lavoro dovrebbe sapere che (quando lavoro, cioe´ raramente...) mi occupo di logistica, a volte di ottimizzazione.
Beh, qui nel cosiddetto "terzo mondo" sono all'avanguardia in fatto di ottimizzazione dei trasporti: in 18 su un pulmino probabilmente omologato per 10 persone (piu´ ovviamente i bagagli...)
Sono l´unico bianco a bordo, ma non e´ un problema, ne' per me ne' per loro; sono le dimensioni della mia vicina di posto a rappresentare un problema: la gemella mozambicana della mitica Sora Lella di verdoniana memoria... Ma la stazza di questa signora non e' l'unica difficolta': il pulmino e' un 4x4 perche' la strada e' in pratica un riassunto della Parigi-Dakar, ed il pilota (me ne rendo conto dopo poche centinaia di metri...) e' probabilmente il campione nazionale di rally.
Per non farci mancare nulla (strada sconnessa, veicolo sovraffollato, guida extra-sportiva, ovviamente gran caldo...) il furgoncino e' una discoteca: ci sono 4 enormi casse sopra le nostre teste che pompano la peggior house music mai ascoltata (o meglio, subita).
E, ciliegina sulla torta, dietro di me (ma in pratica a 2,5 cm dalle mie orecchie) siedono 2 ragazzine adolescenti che squittiscono in portoghese (la lingua officiale in Mozambico) ad una ottava talmente alta che riescono addirittura a coprire il rumore proveniente dalle casse.
Non parlo il portoghese, ma intuisco che il loro dialogo e' il medesimo che qualunque coppia di ragazzine di quella eta' fa in tutto il mondo: "e allora io gli ho detto... e lui ha fatto.... al che io ho detto...  e lui ha risposto... poi e´arrivata lei e ha detto... e lui ha fatto.... e allora io..."
3 ore cosi'... una delizia...
Ad un certo punto, fra il violento sobbalzare dell'auto sulla pseudo-strada, la musica a palla e le adolescenti che urlano, mi sono sentito adolescente anch'io: un 14enne alle giostre, sul Tagada'... mi sono anche spuntati i brufoli...
ps: chi non si ricorda, o non sa cose', o non ha mai provato il Tagada', e' uno sfigato...

Tarantino in SudAfrica

Nelspruit, Sud Africa. Sunny Lodge Backpackers.
Mi presento di sera sotto il diluvio universale; apro una porta cigolante con la scritta “reception” e in una stanza polverosa mi accoglie Martin, un 50enne di colore con 3 gambe… non pensate male: 2 erano stampelle, l’altra era la gamba sinistra, l’unica sana dopo l’amputazione della destra.
Dopo qualche contrattazione mi propone a caro prezzo (per gli standard sudafricani) un letto in una camera con la tazza in vista modello cella di una prigione, dicendomi che dovevo condividerla con altri 2 tizi. È abbastanza tardi, diluvia, devo stare lì solo una notte (il giorno dopo ho il bus per Maputo, Mozambico), non ho nessuna voglia di vagare al buio zaino in spalla per una città relativamente grande (e quindi potenzialmente pericolosa) in cerca di una sistemazione migliore, e quindi accetto.
Con una certa incoscienza abbandono i bagagli sul letto e vado a fare qualche rapida commissione.
Quando torno nella stanza ci sono 2 bianchi: un 50enne (Tim) attaccato ad un abbondante bicchiere di liquore locale (un derivato della canna da zucchero), ed un 30enne (Mark) con una bottiglia di birra in una mano ed uno spinello accesso nell’altra. Capisco subito che non sono due backpackers (viaggiatori zaino in spalla).
Dato che gioco fuori casa cerco di essere il più affabile possibile. I due mi prendono in simpatia, Mark si mette a fumare vicino alla porta aperta in modo da non affumicare la stanza (dopo lo spinello passa alle sigarette), mi offrono da bere e si finisce, inevitabilmente, a parlare di calcio.
Ogni tanto fa capolino Martin in stampelle, si fa un goccio e poi se ne va.
Ad un certo punto vado in giardino a mangiare qualcosa, e sento in lontananza due persone che litigano.
Quando torno in camera trovo solo Tim che, sempre bevendo, si lamenta che gli altri 2, quando sono ubriachi, litigano sempre, e che mentre lui beve per piacere personale, Mark lo fa per dipendenza, accompagnando l’alcol con delle droghe.
Sempre più contento della scelta fatta per il posto dove passare la notte, vado in una specie di soggiorno a leggere un libro.
Ad un certo punto sento urla, colpi, rumore di vetri rotti provenire dalla stanza.
Corro dentro (chissà poi perché…) e vedo Mark stramazzato a faccia in giù sul mio zaino, Martin, imbufalito, che saltellando sull’unica gamba alza una sedia sopra la testa con la chiara intenzione di colpirlo, e Tim che piagnucola in un angolo.
Stop.

Congeliamo la scena per un momento: un tizio senza una gamba, incazzato nero (di nome e di fatto…), dando una grande prova di equilibrio (fisico, non mentale) sta per fracassare una sedia sulla testa di un tossicodipendente semisvenuto sul mio zaino, mentre un ubriacone singhiozza spaventato in un angolo.
Non so perché, ma per un istante mi sembra di essere al cinema a vedere un film di Tarantino…

Poi reagisco.
D’istinto (chissà poi perché…) mi avvento su Martin cercando di impedirgli di tirare la sedia addosso a Mark, e cercando nel contempo di non essere troppo energico nei suoi confronti: si tratta pur sempre di un povero invalido…
Impresa non facile: provate voi a calmare un negro infuriato che si regge su una gamba sola e che agita una sedia come se fosse una mazza da baseball!
Ma in qualche modo ce la faccio: Martin abbassa la sedia e la usa per sostenersi (ed io mi domando come abbia potuto rimanere in piedi fino a quel momento, agitando la sedia con le due braccia tese ed una sola gamba a sostenerlo: probabilmente lavorava in un circo…); Tim è sempre piagnucolante nell’angolo, mentre Mark dà segni di ripresa, rialzandosi dal mio zaino ma grondando sangue dal viso.
Sangue che impregna la mia maglietta appoggiata sullo zaino; il sangue di un tossico del Sudafrica, il paese con un delle percentuali di malati di AIDS più alte al mondo. Ottimo… posso dire addio alla maglietta celebrativa del Tongarito crossing (Nuova Zelanda). Peccato, aveva solo 3 anni…
Fortunatamente la ferita (probabilmente causata da una stampellata in faccia) è superficiale, e Mark, barcollando, se ne va come se non fosse successo nulla.
Anche Martin, ormai tranquillo, lascia la stanza.
A questo punto Tim la smette di piagnucolare e scoppia a ridere come un bambino al circo (chissà poi perché…)
I miei compagni di camera per una notte…

lunedì 29 novembre 2010

Deja vù

Tante volte nella vita capita di imbattersi in situazioni già "vissute": a me capita soprattutto quando viaggio …
Ciclisti:
3 anni fa a Sydney ho conosciuto Claudio, un pazzo trevigiano, professione giardiniere, che ogni tanto (ogni 2/3 anni) prendeva la bici e faceva qualcosa di incredibile, tipo il cost to cost del Canada, o l’attraversata della Patagonia; quella volta si stava per cimentare a pedalare da Sydney a Perth (circa 5000 km) attraverso il deserto australiano, che è uno dei più pericolosi ed inospitali del mondo.

Quest’anno a Livingstone, Zambia, mi sono imbattuto in Roland, infermiere altoatesino, che in bici sta viaggiando da Città del Capo a Nairobi. Anche in questo caso circa 5000 km, attraversando deserto, savana, jungla senza considerare qualche elefante che ogni tanto ti attraversa la strada…
Con Roland ho fatto rafting lungo lo zambesi, e nel nostro gruppo c’erano 2 ragazze (una svedese e una norvegese) che con lui condividono la professione:

l’Infermiere.

Evidentemente un lavoro che consente di viaggiare molto, o che comunque stimola a farlo, dato che nel 2005 in Perù avevo fatto amicizia con 2 infermiere di Salisburgo. Sia le scandinave che le austriache erano decisamente carine, simpatiche e sportive.
Dato che sono disoccupato, mi sa che da gennaio 2011 mi iscriverò ad un corso per diventare infermiere… ho sempre desiderato poter fare del bene al prossimo… ;)

Ma torniamo ai dejavù: prima di incontrare il ciclista e le infermiere, quindi prima di arrivare a Livingtone, ero in Namibia, e una sera in ostello a Windhoek, da buon italiano, ho organizzato una spaghettata, chiusa in bellezza brindando con qualcosa che ho portato in una fiaschetta dall’Italia:

Grappa

Stessa situazione capitatami nel 2006 in Messico: quella volta l’ostello era gestito da un italiano, era frequentato principalmente da italiani e alla fine la grappa era finita: ricordo ancora l’espressione di gioia del gestore (un bergamasco), che non tornava in Italia da un più di anno, quando ho tirato fuori la fiaschetta… stessa espressione dipinta sul volto di Massimo, veneziano, unico altro connazionale presente alla cena in Namibia, che da buon veneto non si è fatto pregare: anzi, ho dovuto lottare per preservare un po’ di quel sacro nettare…
PS: a Windhoek alla spaghettata c’erano anche 2 ragazze namibiane: una si è rifiutata di bere il grappino dopo averlo annusato, quell’altra si è appena inumidita le labbra e ha fatto una sceneggiata come se stesse bevendo del veleno… è proprio vero, sono dei selvaggi questi africani…

concludo con un classico inconveniente dei viaggi:

Autobus rotto:
situazione capitatami gia' 2 volte in questa esperienza africana (da Windhoew a Livingstone e da Maun a Johannesburg), e che era successa l'anno scorso in Argentina (da Buenos Aires a Rio Gallegos). Ovviamente in tutte le circostanze il guasto e' avvenuto nel mezzo del nulla ed e' sempre sembrato come la cosa piu' naturale del mondo...

giovedì 11 novembre 2010

Appunti di Namibia...

Da CapeTown (SudAfrica) per andare a Windhoek (Namibia) ho preso un autobus della Intercape, praticamente l’unica compagnia che fa questa tratta in un tempo ragionevole (21 ore). Dato che hanno il monopolio, temevo che questi autobus fossero un po’ malandati… invece sono autobus della Madonna!!! Nel vero senso della parola: anziché trasmettere in DVD film o video musicali, pompano per tutta la durata del viaggio l’equivalente locale di TELEPACE… un’esperienza a dir poco mistica. Quando scendi o sei Padre Pio o Marylin Manson… io alla fine del viaggio non avevo le stigmate…

In autobus sulla tratta CapeTown – Windhoek ho conosciuto 2 ragazze namibiane, e dopo qualche giorno ci siamo rivisti in città. Appuntamento in un centro commerciale identico a quelli che oramai spopolano nelle periferie italiane: mancava solo il McDonald, ma semplicemente perché qui non esiste (si sono fermati a KFC…). Sintesi del dialogo con le 2 fanciulle:
2 Ragazze: “ ti piace questo posto?”
Drino: “si, bello… però speravo che mi avreste portato in un posto un po’ più tipico”
2R: “sul serio? In realtà volevamo andare in un altro luogo, però eravamo un po’ timorose perché non è molto turistico”
D: “e cosa si fa di bello lì?”
2R: “beh, si mangia… è un mercato all’aperto dove cucinano la carne su griglie enormi… la carne è ottima ed è anche economica”
D (illuminandomi…): “ma va BENISSIMO, perché non me lo avete detto subito?”
2R: “beh, non è un ristorante e non sappiamo come ti troveresti: si mangia con le mani e i piatti sono dei fogli di giornali… insomma, è un po’sporco”
D (sorridendo): “I love dirty things…”
La carne era ottima, solo che il gran caldo mi aveva tolto l’appetito, quindi mi sono limitato a qualche assaggio, peraltro gratuito: le varie bancarelle che grigliano al carne cercano di invogliare i clienti con assaggi gratuiti, ed io, da buon italiano, mi sono limitato a quelli… insomma, sono venuto in Africa per fare il morto di fame…
Ovviamente ero l’unico bianco, ma per farmi notare ulteriormente sono riuscito a rompere una bottiglia di vetro di Sprite da 1,5L ad una adorabile vecchietta che vendeva bibite; e per farmi sentire ancora più morto di fame, la vecchietta non ha voluto neanche farsi pagare…

Nel primo ostello di Windhoek mi sono imbattuto in un furgoncino 4x4 adibito a camper, come se ne vedono tanti da queste parti; quello che mi ha sorpreso è che era targato BE (Berna, Svizzera). Appartiene a 2 simpaticissimi “vecchietti” (intorno ai 65, ma qualcuno gli ha definiti “Old but Fresh”) che sono in giro per l’Africa da 2 anni…
Ragazzi… non 2 settimane o 2 mesi… 2 anni!!! Da Berna all’Africa meridionale attraversando tutto il Continente Nero a bordo di un furgoncino tipo Ducato (in realtà è un Mercedes…). Altro che andare a svernare in riviera, questa sì che si può definire una tranquilla pensione… MITICI!!!

Partecipando ad un tour di 3 giorni per andare sulle dune di
Sossusvlei, sono finito in un gruppo di 7 persone, 5 europei intorno ai 40 anni, compreso il sottoscritto, e 2 gemelle giapponesi di 21 anni. Le gemelle erano un vero spasso: sembravano uscite da un cartone animato. Erano una persona sola: praticamente 2 siamesi legate da un filo invisibile… quando facevi loro una domanda, una iniziava la risposta e l’altra la terminava, spesso parlavano contemporaneamente in perfetta sincronia, e soprattutto sottolineavano qualunque cosa con espressioni di stupore (aaahhh, eeehhh, ooohhh) che mi ricordavano il mitico Mike Bongiorno…
Anche i loro nomi erano buffi alle orecchie di un europeo: qualcosa tipo Moè e Aioho, che io per comodità ho subito ribattezzato Moët et Chandon, perché quando lo pronunciavano loro erano incomprensibili: alla richiesta di scrivere i rispettivi nomi in modo che fosse più semplice per noi capire come si chiamassero, hanno disegnato 2 ideogrammi giapponesi, tipo かぎ e  ぼわ...
Oltre ad essere giovani, sono anche fisicamente piccoline, tanto da non dimostrare più di 15 anni. Eppure sono in viaggio da più di 3 mesi, e dopo aver visitato l’Asia ed essere arrivate in Namibia, sono dirette nell’Africa Nera, per poi andare in Europa e successivamente in SudAmerica… in totale un anno in giro per il mondo.
Che il Dio della Intercape le protegga…

mercoledì 27 ottobre 2010

In bici a Capo di Buona Speranza...

… e ce ne vuole tanta di speranza, pedalando su un vecchio rottame con le gomme sgonfie e la catena arrugginita…
Ho noleggiato la bici a Simon’ Town, un paesino sulla costa 40 km a sud di Cape Town, diretto alla punta estrema della baia attraverso il Parco Nazionale di Cape of Good Hope.
70 km di adorato su e giù (eufemismo per dire che non c’è pianura…), zaino in spalla e reflex a tracolla pronta, come un provetto pistolero, per una rapidissima estrazione.
La giornata è bellissima, e la prima macchina che rischia di investirmi mi ricorda che qui in SudAfrica hanno la cattiva abitudine di guidare a sinistra…
Il paesaggio è
meraviglioso, e sono talmente ebbro di felicità che nei tratti in discesa esterno la mia gioia cantando a squarciagola…
Forse è ancora l’effetto del vino di 2 giorni fa… eh già, perché fedele al motto “prima il dovere, poi il piacere”, il piacere della bici è stato preceduto dal dover visitare le varie aziende vinicole che circondano Cape Town (come si può intuire, il mio senso del dovere è mooolto particolare…)
Il wine-tour è stato provante: dalle 9 di mattina (anche se abbiamo iniziato a bere verso le 11) alle 7 di sera, visitando 5 winery ed assaggiando più di 20 vini… devo ammettere che i vini, anche se di buon livello, in generale non mi hanno entusiasmato, a parte lo shiraz; quello che invece mi ha entusiasmato è lo spettacolare
paesaggio che circonda queste aziende.
Certo, per dirla con
Hemingway, niente di nuovo sul fronte occidentale (o, in questo caso, molto meridionale): per limitarci all'Italia, basta pensare alla Toscana o alla zona di Alba. Comunque l’abbinamento vino-panorama è sempre una piacevole riscoperta. E l’altro giorno abbiamo concluso il tour sorseggiando un piacevole rosé frizzante in uno scenario fantastico, con tanto di musica dal vivo in sottofondo… bello vero!
Prima il dovere, poi il piacere, si diceva… ma prima ancora il dolore: il giorno dopo essere arrivato a Cape Town sono andato a fare una bella camminata in cima al Lion’s Head, una delle tante colline che circonda la città e di sicuro quella che offre la vista
più bella e completa.
Solo che complice il sentiero non proprio pianeggiante (un paio di tratti erano in
ferrata), oppure l’età, o il fatto che le 16 ore complessive di aereo del giorno prima mi avevano intorpidito i muscoli delle gambe, o probabilmente tutti e 3 i fattori insieme… beh, per farla breve dal giorno dopo le gambe hanno iniziato a farmi parecchio male… e qual è il  miglior rimedio per non sentire dolore alle gambe? Anzi, per non sentirle proprio le gambe???
Semplice… alcol a badilate!!!
Ecco perché ho fatto il wine-tour, ed ecco perché farlo è stato un dovere!

È stata durissima…

mercoledì 7 luglio 2010

Cuba vs Corsica

Giro in bici:

mappa ingrandita  

Cuba è colore, calore, musica, sensualità; i balli sono la rappresentazione verticale di un atto orizzontale… È affascinante per la sua storia e per la sua (traballante) situazione.
La Corsica è facilmente descrivibile: è BELLISSIMA. È la Natura. Selvaggia e immediata. A guardarla sulla mappa sembra solo un’isola; in realtà è una magnifica montagna circondata da un mare meraviglioso… Averla girata in bici ha esaltato queste sue particolarità, perdipiù a fine giugno, con condizioni climatiche ideali.
Capitolo cibo: Cuba non mi ha deluso (temevo molto peggio); la Corsica mi ha esaltato! Si mangia da dio, con molta attenzione alla cucina del territorio (i corsi sono molto legati alle loro tradizioni) e senza inutili intingoli tipicamente francesi (d'altronde i corsi, grazie a dio, non sono molto francesi...). E poi con una varietà imbarazzante: dal vitello alle castagne candite al miele, alla millefoglie di pescespada con melanzane alla menta; dalla charcuterie (affettati) alle frittelle di brocciu (formaggio fresco di pecora)… fantastico!!!
Purtroppo non parlando il francese, non sono riuscito ad entrare in contatto più di tanto con i corsi (anche se molti di loro se la cavano con l’italiano); dormendo in campeggio ho conosciuto soprattutto turisti, comunque mi sono fatto l’idea che gli isolani siano abbastanza aperti.
Viceversa, parlando lo spagnolo, sono riuscito ad interagire parecchio con i cubani, anche grazie al fatto che dormendo in casas particulares (una sorta di B&B) era un attimo fare amicizia con queste persone dal carattere a dir poco solare.
I cubani ne hanno viste parecchie (e molte ne stanno ancora vedendo, e soprattutto non sanno a breve se e quante ne vedranno…) però sempre con il sorriso sulle labbra e la gioia di vivere negli occhi. Peccato che io non sappia ballare, altrimenti avrei potuto interagire di più (biblicamente parlando…)
Morale: sono 2 isole meravigliose; una più lontana sia geograficamente che culturalmente; l’altra più vicina in tutti i sensi.
Se amate la Natura e l’ottima cucina, andate in Corsica.
Se amate la Natura, vi sapete adattare in fatto di cibo, e volete interagire, andate a Cuba

PS: ultimamente mi sto specializzando nel visitare isole che iniziano con la “C”: Cuba, Corsica…
la prossima potrebbe essere Corfù o Cylon, oppure l’isola Chenoncè…

mercoledì 5 maggio 2010

Cuba: finestrini e vulcani...

percorso:
A=Avana; B=Viñales; C=Maria la Gorda; D=Trinidad; E=Camagüey; F=Bayamo; G=Baracoa; H=Ciego de Ávila; I=Santa Clara

Noleggio un’auto (ovviamente economica), e mi rifilano una Hunday I10 che, almeno qui a Cuba, è la versione base di una Panda30… tra gli innumerevoli optional mancanti, spicca la chiusura centralizzata, ragion per cui la procedura per scendere dal veicolo consiste in:
  1. aprire portiera lato guida
  2. abbassare il pulsante di chiusura di TUTTE e 4 le portiere
  3. scendere dall’auto con la chiave in mano
  4. chiudere lo sportello lato guida
… peccato che una volta a Cienfuegos, davanti alla casa dove alloggiavo, ho toppato la procedura, e mi sono ritrovato chiuso fuori dall’auto con in mano la chiave di casa, e la chiave della macchina infilata nel cruscotto…
Fortunatamente (?!?) non avevo chiuso completamente il finestrino anteriore destro, ed ho provato ad abbassarlo infilando dentro le dita e facendo forza verso il basso… niente da fare.

Ho chiesto aiuto ad un cubano ingegnoso che dopo 2 min si è presentato con un bastone terminante con un filo di ferro ad uncino: la sua idea era quella di infilare il bastone nella fessura del finestrino, agganciare con il filo di ferro la chiave dal quadro comandi e sfilarla. Io gli ho detto che era necessario far fare alla chiave un mezzo giro prima di riuscire a sfilarla, e che ritenevo l’operazione molto difficile, ma tanto valeva provare…
Abbiamo agganciato la chiave, ma non siamo riusciti a sfilarla; però maneggiando con il bastone infilato nella fessura, ci siamo accorti che facendo leva, anche se a fatica, il vetro si abbassava…
Quindi siamo passati al piano B
: niente filo di ferro, ma un bastone un po’ più robusto per abbassare il finestrino a forza… piano piano, con delicatezza, lui con il bastone, io con le mani, mezzo cm alla volta la fessura si ampliava… fino a che…. SBAMMM!!!
Il vetro è andato in mille pezzi, ed io mi sono trovato le mani coperte di sangue…

Bene, il brillante duo italo-cubano era riuscito a recuperare la chiave… costo dell’operazione: un finestrino rotto, qualche taglio superficiale a mani e braccia, ed un certo bruciore al culo…

Dopo un’oretta passata a leccarmi le ferite (in tutti i sensi…) e ad incerottarmi, mi presento alla agenzia di autonoleggio della Cubacar di Cienfuegos: orario di apertura fino alle 20: sono le 18:30 ed è ovviamente chiusa… chiedo informazione in giro, e mi dicono che probabilmente il tipo è a mangiare da qualche parte, ma che sicuramente ritorna per le 20; aspetto fino alle 19, poi torno a casa, dove la proprietaria mi fa: “vabbè, torna là alle 20 ed intanto goditi il tramonto” (siamo in riva al mare)...
Mi faccio conquistare dalla filosofia cubana, dimentico che ho un finestrino rotto ed ammiro lo spettacolo
, sperando che il sole che se ne andava simboleggiasse che anche quella giornata di “m…” stava terminando.
E nella attesa mi sono tolto anche i cerotti, dato che, come molti dei revolucionarios
, anche io avevo finito di versare sangue in giro per Cuba…

Alle otto meno dieci mi presento nuovamente all’autonoleggio: è aperto. Dico al tipo che ho un finestrino rotto, e mi fa: “se te l’hanno spaccato, bisogna fare denuncia alla Polizia”
Ed io (da buon italiano), nascondendo le leggere ferite “ehm, in realtà si è rotto da solo, forse un sasso lanciato da un camion
…”
Al che lui: “… eh si, a volte succede…”….  Ah, Cuba….

Telefona al suo capo, che è quello che può autorizzare la sostituzione dell’auto o la sua riparazione, e mentre aspettiamo che arrivi, iniziamo a parlare un po’ di  tutto, dato che il tizio è molto informato sull’Italia (in particolare sul calcio) e sull’Europa in generale.
Poi ad un certo punto mi fa: “gli aerei hanno ripreso a volare in Europa?”
in che senso, scusa?
” (io ero tagliato fuori dal mondo da 3 giorni: né cellulare, né internet)
“la storia del vulcano in IRLANDA…”
Vulcano in Irlanda???”
(il tizio aveva confuso Irlanda con Islanda, ma per un caraibico è perdonabile)
“ma si, il vulcano che ha creato la nube di fumo che copre tutta l’Europa, e quindi gli aerei non possono volare…”

...(pausa)...

Ora mettetevi nei miei panni:
avete rotto il finestrino di un’auto in maniera stupida; avete la coscienza sporca, perché non avete detto la verità; ed un cubano viene a dirvi che l’Europa intera è ricoperta da una nube causata da un vulcano irlandese, talmente densa che gli aerei non possono volare…

la mia povera mente informatica si mette ad analizzare le varie possibilità:

  •  il cubano è ubriaco
  • il cubano è drogato
  • sono su scherzi a parte
  • il cubano sa che lo sto prendendo per il culo per il finestrino, e con incredibile prontezza di riflessi, mi rende pan per focaccia

escludo che sia ubriaco o drogato, dato che fino a 5 min prima avevamo tranquillamente parlato di sport, politica, economia…
escludo anche di essere su “scherzi a parte”, che è notoriamente una trasmissione imperialista...
non rimane che l’ultima ipotesi, e devo dire che stavo provando una sincera ammirazione per quel tipo e per la sua fervida fantasia…

ma, come sempre, la realtà supera la fantasia
…