martedì 21 dicembre 2010

Africa del Sud: percorso



A(=N)=Cape Town; B=Sossusvlei; C=Etosha NP; D=Swakopmund; E=Windhoek; F=Livingstone; G=Maun; H=Nelspruit (Kruger NP); I=Maputo; J=Durban; K=Lesotho; L=Port Elisabeth; M= Oudtshoorn

Foto Africa del Sud 

lunedì 13 dicembre 2010

In Tagada' in Mozambico

Finora ho usato i seguenti mezzi di trasporto in Africa meridionale: taxi (a volte in citta'), autobus a media/lunga percorrenza (spesso), auto a noleggio (2 volte), jeep di qualche tour operator (qualche volta).
Poi sono arrivato a Maputo, Mozambico. Da qui per andare a Ponta do Ouro, un paesino sulla costa un centinaio di km a sud, ho preso un minibus tipicamente africano: parte quando e´ pieno.
Sono stato fortunato: ho dovuto aspettare solo una mezz´oretta prima che si riempisse.
Chi ha avuto la sfortuna di conoscermi per lavoro dovrebbe sapere che (quando lavoro, cioe´ raramente...) mi occupo di logistica, a volte di ottimizzazione.
Beh, qui nel cosiddetto "terzo mondo" sono all'avanguardia in fatto di ottimizzazione dei trasporti: in 18 su un pulmino probabilmente omologato per 10 persone (piu´ ovviamente i bagagli...)
Sono l´unico bianco a bordo, ma non e´ un problema, ne' per me ne' per loro; sono le dimensioni della mia vicina di posto a rappresentare un problema: la gemella mozambicana della mitica Sora Lella di verdoniana memoria... Ma la stazza di questa signora non e' l'unica difficolta': il pulmino e' un 4x4 perche' la strada e' in pratica un riassunto della Parigi-Dakar, ed il pilota (me ne rendo conto dopo poche centinaia di metri...) e' probabilmente il campione nazionale di rally.
Per non farci mancare nulla (strada sconnessa, veicolo sovraffollato, guida extra-sportiva, ovviamente gran caldo...) il furgoncino e' una discoteca: ci sono 4 enormi casse sopra le nostre teste che pompano la peggior house music mai ascoltata (o meglio, subita).
E, ciliegina sulla torta, dietro di me (ma in pratica a 2,5 cm dalle mie orecchie) siedono 2 ragazzine adolescenti che squittiscono in portoghese (la lingua officiale in Mozambico) ad una ottava talmente alta che riescono addirittura a coprire il rumore proveniente dalle casse.
Non parlo il portoghese, ma intuisco che il loro dialogo e' il medesimo che qualunque coppia di ragazzine di quella eta' fa in tutto il mondo: "e allora io gli ho detto... e lui ha fatto.... al che io ho detto...  e lui ha risposto... poi e´arrivata lei e ha detto... e lui ha fatto.... e allora io..."
3 ore cosi'... una delizia...
Ad un certo punto, fra il violento sobbalzare dell'auto sulla pseudo-strada, la musica a palla e le adolescenti che urlano, mi sono sentito adolescente anch'io: un 14enne alle giostre, sul Tagada'... mi sono anche spuntati i brufoli...
ps: chi non si ricorda, o non sa cose', o non ha mai provato il Tagada', e' uno sfigato...

Tarantino in SudAfrica

Nelspruit, Sud Africa. Sunny Lodge Backpackers.
Mi presento di sera sotto il diluvio universale; apro una porta cigolante con la scritta “reception” e in una stanza polverosa mi accoglie Martin, un 50enne di colore con 3 gambe… non pensate male: 2 erano stampelle, l’altra era la gamba sinistra, l’unica sana dopo l’amputazione della destra.
Dopo qualche contrattazione mi propone a caro prezzo (per gli standard sudafricani) un letto in una camera con la tazza in vista modello cella di una prigione, dicendomi che dovevo condividerla con altri 2 tizi. È abbastanza tardi, diluvia, devo stare lì solo una notte (il giorno dopo ho il bus per Maputo, Mozambico), non ho nessuna voglia di vagare al buio zaino in spalla per una città relativamente grande (e quindi potenzialmente pericolosa) in cerca di una sistemazione migliore, e quindi accetto.
Con una certa incoscienza abbandono i bagagli sul letto e vado a fare qualche rapida commissione.
Quando torno nella stanza ci sono 2 bianchi: un 50enne (Tim) attaccato ad un abbondante bicchiere di liquore locale (un derivato della canna da zucchero), ed un 30enne (Mark) con una bottiglia di birra in una mano ed uno spinello accesso nell’altra. Capisco subito che non sono due backpackers (viaggiatori zaino in spalla).
Dato che gioco fuori casa cerco di essere il più affabile possibile. I due mi prendono in simpatia, Mark si mette a fumare vicino alla porta aperta in modo da non affumicare la stanza (dopo lo spinello passa alle sigarette), mi offrono da bere e si finisce, inevitabilmente, a parlare di calcio.
Ogni tanto fa capolino Martin in stampelle, si fa un goccio e poi se ne va.
Ad un certo punto vado in giardino a mangiare qualcosa, e sento in lontananza due persone che litigano.
Quando torno in camera trovo solo Tim che, sempre bevendo, si lamenta che gli altri 2, quando sono ubriachi, litigano sempre, e che mentre lui beve per piacere personale, Mark lo fa per dipendenza, accompagnando l’alcol con delle droghe.
Sempre più contento della scelta fatta per il posto dove passare la notte, vado in una specie di soggiorno a leggere un libro.
Ad un certo punto sento urla, colpi, rumore di vetri rotti provenire dalla stanza.
Corro dentro (chissà poi perché…) e vedo Mark stramazzato a faccia in giù sul mio zaino, Martin, imbufalito, che saltellando sull’unica gamba alza una sedia sopra la testa con la chiara intenzione di colpirlo, e Tim che piagnucola in un angolo.
Stop.

Congeliamo la scena per un momento: un tizio senza una gamba, incazzato nero (di nome e di fatto…), dando una grande prova di equilibrio (fisico, non mentale) sta per fracassare una sedia sulla testa di un tossicodipendente semisvenuto sul mio zaino, mentre un ubriacone singhiozza spaventato in un angolo.
Non so perché, ma per un istante mi sembra di essere al cinema a vedere un film di Tarantino…

Poi reagisco.
D’istinto (chissà poi perché…) mi avvento su Martin cercando di impedirgli di tirare la sedia addosso a Mark, e cercando nel contempo di non essere troppo energico nei suoi confronti: si tratta pur sempre di un povero invalido…
Impresa non facile: provate voi a calmare un negro infuriato che si regge su una gamba sola e che agita una sedia come se fosse una mazza da baseball!
Ma in qualche modo ce la faccio: Martin abbassa la sedia e la usa per sostenersi (ed io mi domando come abbia potuto rimanere in piedi fino a quel momento, agitando la sedia con le due braccia tese ed una sola gamba a sostenerlo: probabilmente lavorava in un circo…); Tim è sempre piagnucolante nell’angolo, mentre Mark dà segni di ripresa, rialzandosi dal mio zaino ma grondando sangue dal viso.
Sangue che impregna la mia maglietta appoggiata sullo zaino; il sangue di un tossico del Sudafrica, il paese con un delle percentuali di malati di AIDS più alte al mondo. Ottimo… posso dire addio alla maglietta celebrativa del Tongarito crossing (Nuova Zelanda). Peccato, aveva solo 3 anni…
Fortunatamente la ferita (probabilmente causata da una stampellata in faccia) è superficiale, e Mark, barcollando, se ne va come se non fosse successo nulla.
Anche Martin, ormai tranquillo, lascia la stanza.
A questo punto Tim la smette di piagnucolare e scoppia a ridere come un bambino al circo (chissà poi perché…)
I miei compagni di camera per una notte…