giovedì 28 giugno 2012

A zonzo per l'Italia in bici

dal 4 al 28 giugno 2012, da Palermo a Firenze pedalando attraverso Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata, Campania, Lazio, Umbria e Toscana.
In totale 2500 km  (Foto)

mappa ingrandita
 

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lunedì 16 aprile 2012

Indonesia: compleanno col botto...


Ubud, Bali; mercoledì 11 aprile 2012. È il mio compleanno (42). Ricevo qualche sms/email del tipo: “tutto bene?”, oppure “sei ancora vivo?”...
Io penso fra me e me: eccheddiamine, 42 anni non sono pochini, ma non ne farei una tragedia...
Poi capisco che il tono preoccupato (e preoccupante...) di quei messaggi era dovuto alla notizia del terremoto e del potenziale tzunami che era da poco avvenuto in Indonesia (però a Sumatra, a più di 3000 km da qui) da dove avevo scritto il precedente pezzo del “blog”. Al che ho iniziato a fantasticare: vuoi vedere che quei simpaticoni dei miei amici, a furia di lanciarmi anatemi ogni volta che ricevono una mail con le mie foto allegate, sono riusciti a creare un'onda di energia talmente potente da causare un terremoto nella zona dove sto viaggiando?!?
Beh ragazzi, compimenti... però avete sbagliato mira... e non cercate di rifarvi con Bali, perchè mentre leggete queste righe io sono in volo per rientrare (o sono già rientrato) in Italia.
Già, perchè Java e Bali rappresentano l'ultimissima tappa del mio viaggio: 3 mesi a zonzo per il Sud/Est Asiatico, nell'ordine Myanmar, Cambogia, Laos, Thailandia, Malesia ed Indonesia (Sumatra, Java e Bali). Ho chiuso decisamente in bellezza: Bali è una perla, ma tutta l'Indonesia in generale mi è piaciuta molto, anche se è talmente vasta che ne ho vista solo una piccola parte... un ottimo motivo per tornarci!
Del viaggio, come sempre, restano le foto e questo blog, a volte un po' contrastanti fra di loro: le foto raccontano paesaggi bellissimi, il blog fotografa momenti curiosi e/o divertenti, ma ovviamente ne' l'uno ne' l'altro sono in grado di descrivere tutto quello successo in 3 mesi.
Già... cosa succede in un viaggio di 3 mesi??? Niente di speciale, oppure di tutto e di più... buttiamola sul filosofico: in fin dei conti un viaggio (così come la vita) è fatto di alti e bassi, le cui vette ed abbissi possono dipendere da dove si è un un certo momento, con chi si è, come ci si è arrivati, come è il meteo, etc etc... Ma (fortunatamente) non esiste una legge matematica che determina i picchi ed i baratri del nostro umore: a volte ci sentiamo bene in un posto senza un motivo apparente, a volte non ci sentiamo a nostro agio in una località oggettivamente bellissima. C'est la vie...
Ma a proposito di alti e bassi, anzi di bassi e ancora più bassi, ecco come sono riuscito a svegliarmi per 4 giorni consecutivi ben prima dell'alba per collezionare una serie di sòle (romanesco, sinonimo di fregature):
lunedì 2 aprile, Yogyakarta (Java). Sveglia alle 4.30 per poter ammirare l'alba dalla vetta del tempio buddista di Borobudur . La stagione delle pioggie volge al termine, e solitamente si manifesta solo qualche breve acquazzone al pomeriggio. Quella mattina, però, piove. E l'alba dalla vetta non ha proprio nulla di magico, è un semplice passaggio dal buio alla luce, come se qualcuno avesse acceso l'interruttore. Solo che è tutto in bianco e nero...
martedì 3 aprile, Yogyakarta (Java). Sveglia alle 1.00 del mattino per prendere il treno dell' 1.50 che mi porterà a Malang. Pur arrivando in stazione in netto anticipo, per una serie di circostanze che non sto a descrivere, perdo il treno (di categoria business, ossia confortevole ed adattissimo per dormire, cosa di cui avrei bisogno). Devo ripiegare sul treno locale (categoria economy) decisamente più lento (e questo non è un problema) e senza A/C (ma anche questo non è un problema: garantisco che Milano d'estate è decisamente più calda ed umida di Java (che si trova sull'equatore) in aprile...). Ma è un treno, malgrado l'orario notturno, decisamente vivace: un via-vai continuo di gente che vuole vendere qualsiasi cosa (dalle bevande ai fazzoletti, dal cibo agli accendini), che suona qualunque tipo di strumento (musicale e non) elemosinando qualcosa, o che non suona nulla ma elemosina ugualmente, o semplicemente che sale e scende ad ogni frequente fermata. Di giorno sarebbe probabilmente una bella esperienza, ma di notte decisamente non e' il posto ideale per chi ha bisogno di dormire...
mercoledì 4 aprile, Malang (Java). Sveglia alle 2.30 per assistere in diretta (causa fuso orario) a Barcellona-Milan, gara di ritorno dei quarti di finale di Champions League. Risultato finale 3-1 per i catalani, e Milan fuori dalla Champions. Vabbè, contro il Barcellona ci può stare, hanno giocato decisamente meglio. Peccato che dopo la partita non possa dormire a lungo perchè devo prendere l'autobus per Cemoro Lawang (e che l'autista indossi la maglietta di Messi...)
giovedì 5 aprile, Cemoro Lawang (Java). Sveglia alle 4.30 per poter ammirare l'alba dalla cima del Pananjakan (2700 metri). Camminata di 1 ora (oramai sono un sonnanbulo...) per giungere al punto panoramico, ma quando arrivo è nuvoloso. Fortunatamente le nubi sono alte e non offuscano la bellissima vista dei vulcani sottostanti, ma ancora una volta l'alba si riduce a qualcuno che muove l'interruttore da OFF a ON, senza poesia e soprattutto con una luce scialba che avvilisce il fotografo che è in me...
potrebbe andare peggio... potrebbe piovere” (per chi non ha colto la citazione, rivedere assolutamente Frankenstein Junior!). Infatti dopo mezz'ora inizia a piovere...

Inizio a pensare che Fantozzi sia un dilettante in confronto a me, ma so di sbagliarmi: alti e bassi si diceva prima, e per fortuna Bali era dietro l'angolo...

lunedì 26 marzo 2012

Sumatra: dagli scacchi ai capelli


dopo Myanmar, Thailandia, Cambogia, Laos e Malesia, sono arrivato in Indonesia, l'ultima tappa di questo viaggio nel sud-est asiatico. Ultima tappa che inizia nell'isola di Sumatra, famosa per gli orango-tango, la jungla ed i vulcani. Ed è proprio vicino ad un vulcano che mi sono capitati un paio di episodi divertenti.
Da Berastagi, un paesino nel nord dell'isola, è possibile raggiungere il cratere del Sibayak dopo una tranquilla camminata di circa 3 ore. A differenza che in Myanmar riesco a non perdermi, a differenza che in Thailandia riesco a non farmi rubare nulla dalle scimmie... tutto procede liscio come l'olio: arrivo in cima, ammiro la bellezza del posto, scatto qualche foto, e nella via del ritorno faccio una lunga deviazione per dirigermi alle sorgenti di acqua termale che si trovano alla base del vulcano. Un bel bagno ritemprante dopo una bella camminata: una delle gioie della vita! Dopo le terme potrei proseguire a piedi (circa 10 km) per tornare alla Guest House, ma queste 2 ore di cammino vanificherebbero il beneficio di cui ho appena goduto. Decido quindi di prendere un mini-bus, che, mi informa la tipa dei bagni, è a circa 300 metri e parte quando è pieno.
La formula “parte quando è pieno” significa una attesa indefinita e, potenzialmente, infinita. Ma io non ho fretta. Faccio i 300 metri, vedo un mini-bus (vuoto) parcheggiato ed un capannello di persone nelle vicinanze. L'arrivo del sottoscritto (palesemente un turista) viene salutato con la solita frase di rito indonesiana “Hello Mister”, seguito dalla conferma che si, quello è il mezzo di trasporto per raggiungere Berastagi. Mi guardo bene dal chiedere a che ora dovrebbe partire, e mi aggrego al capannello di persone per capire cosa stanno facendo: sono il pubblico di una partita di scacchi. In quanto turista, scopro di avere diritto ad un posto d'onore nell'assistere al match; non mi faccio pregare, e mi siedo di fianco ad uno dei 2 giocatori, che si rivela essere l'autista. In realtà la partita non è una sola, ma una serie: i 2 contendenti (sempre gli stessi) giocano molto velocemente (circa 10-15 minuti a partita), ed il vincitore di ogni match incassa circa 2 dollari. L'atmosfera è coinvolgente: anche se parlano una lingua che non conosco, capisco dalle risate e dall'allegria che circonda il gruppo che gli sfottò si sprecano ad ogni errore o ad ogni mossa vincente. Mi sembra di tornare indietro di 20 anni, quando all'Università trascorrevo ore ed ore a giocare a carte con i miei compagni, in una atmosfera del tutto simile a quella che stò vivendo in questo momento. Ci fosse stato l'esame di “scopone scientifico” o di "briscola chiamata”, la lode non me la toglieva nessuno!
Nel frattempo l'autista infila 3 vittorie di fila, e io mi domando con quanto dispiacere dovrà interrompere questo filotto, dato che oramai l'autobus pare pieno. Ma i 2 tizi continuano a giocare, nessuno dei viaggiatori si lamenta ed io, da bravo forestiero, mi adatto.
Dopo un po' giunge un altro pulmino, al che l'autista-giocatore si gira, urla qualcosa ed i passeggeri, tranquillamente, si trasferiscono dal bus che era già parcheggiato in quello appena arrivato. Ed io con loro, e partiamo subito.
In pratica il bus era già pieno (e quindi in teoria pronto per partire) da un pezzo, ma dato che l'autista stava giocando a scacchi, e stava vincendo, ha aspettato che arrivasse un altro mezzo pur di non interrompere il suo divertimento. Mitico!!!

Il giorno dopo, sempre a Berastagi, mi dedico alla cura della mia persona: dopo più di 2 mesi di viaggio i miei capelli avevano raggiunto una lunghezza ingestibile, era quindi arrivato il momento di farli tagliare. Nel paesello c'è una viuzza con solo negozi di parrucchiere: c'è solo l'imbarazzo della scelta. Dalle foto esposte, mi sembra di capire che non esistano (al contrario che da noi) botteghe “per uomo” o “per donna”, però la stragrande maggioranza dei gestori è di sesso femminile. Io, da buon maschilista, mi dirigo da un ometto (non sia mai che una donna sappia tagliare i capelli: probabilmente è bravissima a colorarli, a pettinarli, a fare la messa in piega, e tutte quelle belle cose lì... ma ad armarsi di macchinetta per fare un taglio tipo militare vedo decisamente più indicata una figura maschile).

“Hello, do you speak english?”
Sorriso.. “little..”
“perfect... please, with the machine, short here, here and here (dietro ed ai lati)”
Sorriso... “ok, ok”
“... and a little bit longer here (sopra)”
Il sorriso svanisce sostituito da una faccia interrogativa. Colpa mia che sono in Indonesia, non parlo una parola della lingua locale, e mi esprimo in un inglese troppo complicato (“a little bit longer” è al di là della comprensione di un parrucchiere di Berastagi, e probabilmente anche di un meccanico di Latina o di un mobiliere di Cantù...)
Ci riprovo all'italiana: con la mano destra indico le parti della mia testa mentre, con pollice ed indice della sinistra, simulo la lunghezza che, quando indico la parte superiore del capo, come per magia diventa maggiore.
Sorriso... “ohhh... ok,ok!!!”
Mi fa sedere di fronte ad una specchiera che sembra uscita dal salotto di mia nonna nei miei ricordi di bambino, mi copre i vestiti con un lenzuolo che, a giudicare dalle macchie di vernice, viene usato anche per ridipingere le pareti, si arma di pettine e macchinetta per i capelli (con una sola misura) ed inizia a lavorare.
La cosa buffa è che io, dall'alto dei mie poderosi 1,75 m, sono mediamente una decina di cm più alto della popolazione locale, e dato che la poltrona (anch'essa appartenuta a mia nonna...) non è regolabile in altezza, il parrucchiere è costretto a stare in punta di piedi. Praticamente mi sembra di avere Carla Fracci che mi volteggia intorno mentre mi taglia i capelli.
Ad un certo punto l'uomo si arma di coraggio e mi chiede: “where you from?”
“Italy”
ohhh... Juventus?”
“No, AC Milan”
ahhh... Ibraimovich”
e con questo il nostro brillante dialogo termina, ma è l'ennesima prova dell'universalità del calcio.
Ogni tanto per ripulirmi il viso dai capelli tagliati, anziché usare la canonica morbida spazzola (che non vedo in giro), l'amico mi soffia poderosamente in faccia, ed inevitabilmente gli parte qualche sputacchio (sarà il gel, penso io...).
Comunque alla fine il risultato è più che discreto, e con mia grande sorpresa, mentre sono ancora seduto, dopo aver ricevuto la mia approvazione, il tizio inizia a massaggiarmi energicamente (ma piacevolmente) il collo e le spalle, poi mi prende delicatamente la testa fra le mani, la fa roteare dolcemente e all'improvviso fa un rapido movimento verso destra... CRACK!!! ed un altro verso sinistra... CRACK!!!
… mi guardo allo specchio: la testa è ancora attaccata al collo, ed è già un miracolo...
provo a muoverla leggermente, e questa risponde prontamente al comando, senza alcun dolore, ma anzi sento che il collo è decisamente più sciolto che in precedenza!
Hai capito 'sti parrucchieri indonesiani...
Se provo a proporre lo stesso trattamento al mio parrucchiere di Tradate (il cui nome d'arte è “Il Selvaggio”) come minimo gli rimane in mano un cranio da esporre come trofeo in vetrina.
Per la cronaca, taglio di capelli e massaggio (non richiesto, ma decisamente apprezzato) meno di 2 euro. Anche questo devo provare a dirlo a “Il Selvaggio”...

domenica 11 marzo 2012

Uno zoppo in Thailandia




da più di un anno convivo con un problemino al polpaccio sinistro: probabilmente un leggero stiramento, che non va a posto perché non sto mai fermo. Comunque è una cosa leggera, semplicemente un fastidio che ogni tanto si ripresenta un po' più intensamente, ma che non mi impedisce in nulla nei movimenti, al limite mi fa zoppicare un pochino.
Mi ero praticamente scordato di questo problema, quando a Chiang Mai ho seguito un corso di massaggio thai di mezza giornata. L'insegnante, una donna con la corporatura di un rinoceronte, mi stava facendo vedere come massaggiare la parte bassa delle gambe quando, con tutto il suo dolce peso, ha fatto forza sul polpaccio nel punto malato, e... ahi, il dolore è tornato fuori. Niente di grave, ribadisco, però è paradossale terminare un corso di massaggio (soprattutto thailandese, che dovrebbe essere più curativo che rilassante), zoppicando.
Dopo qualche giorno mi trovo a Ko-Pang-Nang, meravigliosa isola sulla costa orientale. Sono appena arrivato alla Guest House, che, per quanto spartana, è in posizione idilliaca e dispone di una spiaggette privata: dove mi reco, leggermente zoppicando, immediatamente. C'è qualcuno in spiaggia a prendere il sole, ma stranamente nessuno sta facendo il bagno. Boh, meglio così: io, anche se claudicante, faccio una leggera corsetta per attraversare il bagnasciuga ed in tre salti, hop hop hop, sono in acqua, dove, sullo slancio, continuo la mia corsetta... ahi ahi ahi: già, perché il fondale è pieno di scogli appuntiti, che consiglierebbero un ingresso molto meno garibaldino. Purtroppo prima che io possa fermarmi del tutto, mi procuro un bel buco sotto la pianta del piede (anche in questo caso il sinistro). Anche stavolta niente di grave, ma un fastidio ulteriore che mi costringe a non poter appoggiare bene il piede quando cammino, aumentando così la mia zoppia.
Un paio di giorni dopo mi sposto sulla costa occidentale, a Railay, sempre in un bungalow molto semplice, ma dotato di bagno, veranda ed amaca. La mattina mi sveglio presto, speranzoso di fare qualche bella foto alle prime luci dell'alba, esco sulla veranda a piedi nudi e questa volta appoggio il piede (il destro, una volta tanto) non su qualcosa di appuntito, ma su qualcosa di decisamente morbido... Merda! È quello che penso, ma soprattutto quello che pesto. Qualche simpatico animale (forse anche più di uno,vista la notevole quantità di materia) ha scambiato la mia veranda per una lettiera, ed io ho pensato bene di infilare il mio piedone nudo nel suo “corpo sciolto”, per dirla con Benigni. Saltellando maldestramente sul piede malato ma perlomeno pulito, rientro nel bungalow, mi dirigo in bagno e con l'aiuto dell'acqua riesco a fare una sorta di miracolo cromatico, passando dal marrone al rosa nel giro di un pochi secondi. Se il buongiorno si vede dal mattino, sarà una giornata di... cacca.
Peccato, perchè Railay, oltre ad essere un posto meraviglioso, è anche un paradiso per il free-climbing, sport che ho provato una ventina di anni fa (e che ho prontamente abbandonato) ma che mi piace tantissimo vedere, in particolare dal vivo.
Inoltre l'isola offre anche un suggestivo punto panoramico raggiungibile dopo quella che viene definita una “impegnativa salita”. Ed è a quest'ultima che punto io, nonostante i problemini all'arto sinistro. Ben presto realizzo che l'aggettivo “impegnativo” relativamente ad una salita in un posto frequentato da free-climbers ha un peso specifico decisamente alto: in pratica mi trovo ad affrontare una specie di ferrata con l'aggravante che è particolarmente scivolosa, dato che è molto fangosa ed il giorno prima ha piovuto copiosamente. Probabilmente la zoppia della parte sinistra del mio corpo si è estesa anche all'emisfero mancino del cervello, dato che arrivo al punto panoramico e poi proseguo anche per una laguna ancora più difficile da raggiungere. Dopo un'ora abbondante riesco nell'impresa e, stanchissimo ma felice, vado a gustarmi gli scalatori, quelli veri.
Da una spiaggetta si stacca una parete verticale meravigliosa, ed è qui che mi dirigo ad ammirare i free-climbers, che quando arrivo sono già all'opera. Ma non sono l'unica attrazione: sono arrivate numerose scimmie che catalizzano l'attenzione dei turisti.
Io sono affamato. Ho già tirato fuori una scatola di biscotti che mi ero portato dietro, quando mi si piazza davanti al naso una bellissima scimmietta... atroce dilemma: mangiare o fotografare??? È come chiedere a Berlusconi se preferisce le bionde o le more...
Scelgo la foto:appoggio la scatola di biscotti (ancora chiusa) per terra, impugno la reflex, ma mentre scatto mi accorgo che sta succedendo qualcosa intorno a me. Abbasso lo sguardo e la scatola di biscotti è in mano ad una scimmia (non la mia “modella”, ma un complice) che si sta dando alla fuga salendo su un albero. Io insulto il primate, concludendo i miei improperi con “... voglio proprio vedere come fai ad aprirla...”. Dopo 2 secondi mi sta già bricciolando sulla testa...
Scimmie 1 – HomoNonSapiens 0.
Poi però la giornata è proseguita alla grande: per tutto il pomeriggio ho ammirato gli scalatori fare le loro evoluzioni in questo scenario incomparabile, ed alla sera mi son goduto il tramonto sdraiato sulla spiaggia sgranocchiando anacardi (specialità thailandese) e sorseggiando una birra. Questo romanticissimo tramonto.

Ero da solo, è vero. Ma a volte la solitudine è una magnifica compagna...

PS1: spero vivamente che la scimmia che mi ha fregato i biscotti non sia anche l'animale che mi ha cagato sulla veranda, altrimenti se la trovo me la faccio alla griglia...
PS2: in realtà durante il tramonto non ero solo: ero in compagnia della mia zoppia...

lunedì 27 febbraio 2012

Laos, finalmente!



...finalmente non perchè fosse una delle destinazioni che ho sempre sognato (anzi, fino ad un mese fa LAOS per me era come un acronimo o una sigla strana, non un paese da visitare...)
Finalmente perchè, fino a questo momento, in Asia non avevo ancora sentito quella vibrazione, quel piacere e quell'appagamento che è l'essenza stessa del viaggiare. Forse semplicemente perchè, rispetto a Myanmar e Cambogia, il Laos, paesaggisticamente parlando, è molto più bello, più vario, più completo: non c'è il mare, ma come si può vedere dalle foto, l'acqua (fiumi, laghi, cascate, lagune) decisamente non manca... .
Ovviamente è un giudizio del tutto personale, condizionato dal fatto che sono decisamente più attratto dalle bellezze della Natura che dalle opere dell'uomo, anche se queste a volte sono fantastiche (come le aree dei templi di Bagan in Myanmar o di Angkor in Cambogia). Però, in questo viaggio in Asia, solo qui ho potuto ammirare paesaggi che non mi facessero pensare: “bello, ma...”, iniziando immediatamente a fare una comparazione con altri incantevoli luoghi visti in giro per il mondo, e creando una sorta di classifica virtuale, dove quello che avevo davanti agli occhi inevitabilmente finiva abbastanza in basso nella lista. Qui, ripeto, è scattato di nuovo quel meccanismo per il quale non pensi “bello, ma...”.
Semplicemente esclami “bello!”. Senza comparazioni o classifiche del tutto inutili. Quando un luogo ti “rapisce” lo fa in maniera irrazionale. È bello. Punto e basta. Senza se e senza ma.
Ed una volta che il trend positivo inizia, vedi tutto in maniera ottimistica. Esiste sempre il rovescio della medaglia, ma nulla vieta di pensare che si tratti di una medaglia con 2 facce uguali...
Quindi da sud a nord, dalle 4000 isole del Mekong passando per gli altopiani impreziositi da numerose cascate per finire con le pareti di roccia a picco costellati da decine di grotte, mi sono proprio gustato questo paese!
Forse questo “positivismo” deriva anche dal fatto che ho incontrato personaggi decisamente interessanti nelle ultime 2 settimane. O forse è il “positivismo” stesso che mi fa ritenere le persone che incontro molto interessanti... chissà.
Comunque negli ultimi 15 giorni la Svizzera l'ha fatta da padrona: prima ho incontrato 2 ragazzi di Basilea che erano in giro con le loro bici: dalla confederazione elvetica al sud-est asiatico pedalando per 6 mesi, attraversando Europa dell'est, Turchia, Iran e prendendo un paio di aerei per evitare le zone “calde” (non in senso climatico, ma intese come zone a rischio) come il Pakistan, o quelle fredde (in questo caso si, in senso climatico) come il Nepal. Mi ha molto sorpreso il fatto che questi 2 svizzerotti abbiano attraversato l'Iran, un paese che ritenevo pericoloso, dato che sono condizionato dalle apparizioni televisive di quel pazzo di Ahmadinejad, il leader iraniano, e ingiustemente pensavo che tutti gli abitanti di quel paese fossero come lui. Invece gli elvetici mi hanno detto che la gente iraniana e' ospitalissima, i giovani parlano tutti un buon inglese e, soprattutto, è un posto meraviglioso.
Cosa che mi è stata confermata da altri 2 elvetici (in questo caso una coppia), che ho incontato qualche giorno dopo, e che stanno facendo più o meno lo stesso percorso dei loro connazionali, ma questa volta in camper. Certo, con il camper è decisamente più facile che con la bici, però è pur sempre una bella impresa. E poi, mentre i ciclisti sono quasi alla fine della loro avventura, ed una volta arrivati in Vietnam torneranno a casa in aereo, la coppia è solo a metà (scarsa) del viaggio: il ritorno avverrà attraversando Cina, Mongolia e Russia...
Io mi ritengo doppiamente fortunato: primo perchè riesco a viaggiare spesso e a lungo, secondo perchè nei miei viaggi incontro sempre persone, per me, incredibili.
Persone interessanti incontrate, paesaggi incantevoli, ottimo cibo (componente come sempre fondamentale per valutare un posto, e a Luang Prabang ho mangiato il pesce più buono della mia vita. Giuro!). Insomma, il Laos mi ha pienamente soddisfatto.
Ormai me lo chiedo ogni volta che sto bene in un posto: vivrei qui?
No.
Ma è stupendo esserci stato!

PS: forse alla fin fine L.A.O.S. è veramente un acronimo: "Lasciati Andare, O Sognatore..."

giovedì 16 febbraio 2012

Marrakech in Cambogia


Ho attraversato la frontiera fra Thailandia (dove guidano tenendo la sinistra) e Cambogia (dove invece tengono la destra) senza trovare grandi differenze...  
“ma cos'è la destra, che cos'è la sinistra...” cantava Gaber, ed è un concetto che si adatta benissimo da queste parti, perlomeno dal punto di vista del codice della strada! Anche la precedenza è qualcosa di molto relativo: mi pare di aver capito che c'è l'ha chi suona di più il clacson...
Detto dell'entropia che regna sovrana sulle strade, veniamo a parlare di uno degli argomenti che più mi preme in generale, ed imparticolare quando viaggio: il cibo. Partiamo dalle fantastiche grigliate di pesce freschissimo di Sihanoukville: 3 dollari per cenare molto bene direttamente sulla spiaggia, su tavolini romanticamente illuminati da sole candele. E' improprio definirli “ristoranti vista mare”, dato che e' il mare a vederti mentre ceni, e da molto vicino...
Allontanandosi dalla costa, il menù torna più tipicamente asiatico: noodle in varie salse, riso con pollo, riso con verdure, riso con riso..., con varianti più o meno piccanti. I numerosissimi baracchini lungo la strada invece si dedicano prevalentemente ad untissime ma gustosissime fritture; cosa friggono? Di tutto e di più: dai gamberi di fiume alle banane, per finire con rane (intere), serpenti ed insetti vari (specialità che, lo ammetto, non ho provato: si vede che sto invecchiando...).
Scenetta divertente una volta su un autobus: un'adorabile vecchietta sdentata si mette a mangiucchiare (più propriamente a succhiare...) delle specie di wustel piccolini, ed intuendo la mia curiosità, mi guarda, mi fa un sorriso a tutte gengive e me ne offre uno. A me ovviamente si apre il cuore (ed anche la bocca dello stomaco) e non posso proprio rifiutare, e ringraziando profondamente la generosa cambogiana, inizio a masticare uno di quei strani cosi. Che si rivela essere un piccantissimo peperoncino ricoperto da un sottile strato di carne macinata! Mi sembra di avere in bocca la lava dell'Etna: inizio a fumare dalle orecchie e a piangere come una fontana, con la vecchietta che scoppia a ridere. Vorrei tirarle un pugno e spaccarle tutti i denti, ma evidentemente qualcun altro mi ha anticipato...
A Siem Reap invece mi sono concesso 3 giorni di lusso: una Guest House dotata di tutti i confort, con annesso ristorante di altissimo livello. Piccola premessa: normalmente quando viaggio alloggio in posti economici, a volte belli, a volte dignitosi, ma a volte abbastanza squallidi; capita di dover sgomitare con gli scaraffaggi per ottenere un po' di posto sul materasso. Quindi, ogni tanto, un po' di lusso è il benvenuto. Che poi il concetto di “lusso” è del tutto relativo: viaggiare in condizioni talvolta scomode ti fa riassaporare il valore di cose che si ritengono assolutamente normali; per cui “lusso” può essere anche la possibilità di farsi una doccia (magari calda!) dopo una settimana di soli lavandini o tinozze, piuttosto che un letto decente dopo 3 giorni consecutivi di autobus.
Ma tornando a Siem Reap, il lusso andava ben oltre la doccia calda ed il letto comodo: stanza spaziosissima, A/C, frigobar, TV satellitare, Wi-Fi, teiera in camera, colazione a buffet con vastissima scelta, bicicletta  a disposizione (comodissima per visitare il sito di Angkor che dista solo 5 km), ma soprattutto un altissimo livello di servizio, che non ho mai nemmeno lontanamente riscontrato in tutti gli alberghi a 4 stelle che ho fequentato per lavoro (in Italia e all'estero) in 15 anni.
Tutto questo ha un prezzo, ovviamente. Già... 18 dollari a notte (colazione inclusa).
L'anno scorso ho lavorato a Zug, in Svizzera, dove l'albergo più ecomomico costava 100 dollari a notte (colazione esclusa): per carità, c'era tutto (bagno, TV, AC), però era completamente anonimo, la camera era poco più grande del letto ed il bagno aveva le dimensioni di una cabina telefonica.
100 dollari! Ma perchè???
Vabbè, torniamo alla bella Guest House cambogiana: dato che avevo una bici a disposizione, ne ho approfittato pedalando per 2 giorni: il primo sono andato ad Angkor; sveglia alle 4:30 per poter ammirare l'alba, ed alle 5 del mattino ero in bici in mezzo alla jungla... sensazione fantastica! Non so perche' (i due posti hanno ben poco in comune) ma mi sembrava di usare una delle bici di Marrakech Express; forse per la magia di entrambi i luoghi, forse perche' le bici, in fondo, erano molto simili. Il secondo giorno sono andato al lago Sap (nulla a che vedere con la SAP, grazie al cielo...). Ed il terzo, per riprendermi dallo sforzo, ho deciso di concedermi un altro dei servizi messi a disposizione – in questo caso a pagamento – dall'albergo.
Mi sono fatto tentare dal “massaggio tipico cambogiano (senza olio)” (così recitava il depliant).
Massaggio assolutamente casto, ma decisamente particolare: partendo dalle gambe, per poi passare alle braccia, alla schiena ed infine alla testa, si tratta di una costante pressione esercitata con varie parti del corpo (dita, polsi, gomiti, ginocchia...) abbinata a molto molto stretching, in posizioni che neanche il kamasutra... a proposito: mai avrei pensato che potesse essere tanto piacevole il gomito di una ragazza conficcato nella mia pianta del piede...
Ed anche in questo caso mi sono rivisto in una scena di Marrakech express, ovviamente quella del massaggio, quando i protagonisti del film sono sottoposti ad uno stretching quasi estremo...
Comunque alla fine stavo da dio. Il costo? 8 dollari per 1 ora e ½...




"...a noi ci ha rovinato il Cristianesimo, intendo dire come cultura. Una volta avevamo le terme, i massaggi. Adesso che abbiamo? Le pizzerie..." (marrakech express)




domenica 29 gennaio 2012

Appunti di Myanmar


Breve descrizione della gente del luogo: sono piccolini, tendenzialmente sorridenti e molto canterini: ma le canzoni non sono le uniche cose che gli escono di bocca: ruttano che è un piacere (da queste parti non è considerato un gesto “villano”) e soprattutto sputano, sputano, sputano: si intasano la bocca con delle foglie verdi che ruminano come mucche per alcuni minuti prima di sputarle per terra fragorosamente.
Vista la loro religione (buddista), adesso ho anche capito che il detto “sputare come un Lama” non si riferisce all' animale andino, ma al Dalai...

Oramai il Myanmar non è più così chiuso al mondo come in passato: hanno internet, la tv satellitare, i cellulari... sicuramente sono ancora sotto dittatura (te ne accorgi quando provi a fare qualche domanda sulla situazione politica: fanno tutti finta di non capire...), ma le cose stanno (rapidamente) cambiando. E poi, detto fra di noi: meglio dipendere da un dittatore o dallo SPREAD?

Appena arrivato a Yangon, la capitale, sono andato a cena in un ristorante che proponeva anche karaoke, sfilata di moda delle bellezze del posto a ritmo dei migliori successi internazionali (fra cui brillava "l'unica donna per me" di Alan Sorrenti...) reinterpretati da artisti locali, camerieri che battevano le mani (rigorosamente fuori tempo) per scaldare ancora di più il già elettrizato pubblico (io ero l'unico straniero). Per me, reduce da un intero giorno di viaggio, e con il fuso ancora da smaltire, è stata un delle serate più belle della mia vita... Dulcis in fundo, ho ordinato del riso con pollo, e mi è arrivata una brodaglia con riso, verdure, uova e pezzi di carne di un animale che da vivo sicuramente non faceva le uova. Speriamo almeno che non abbaiasse... Comunque buono.

Nei giorni seguenti un episodio mi ha particolarmente colpito: ero in visita ad un tempio buddista, quando è arrivata una comitiva di giovani monaci, anche loro in visita. Fate conto come un gruppo di seminaristi che va in gita a San Pietro. Però mai mi sarei aspettato di vedere questi monaci (in fin dei conti dei ragazzi) -  che nell'immaginario occidentale sono dipinti come asceti sempre in mediatazione e circondati da un'aurea di spiritualità - scattare foto ricordo con i loro smartphones di ultima generazione. Anche loro schiavi del T9, altro che asceti...

A proposito di spiritualità: a Kalew, zona collinare rinnomata per i trekking, sono andato a fare una bella passeggiata, destinazione “View Point”, un nome che prometteva bene. A differenza che in passato, dove era obbligatorio essere accompagnato da una guida locale (che forse aveva anche il compito di “controllarti”), adesso la presenza della guida è semplicemente consigliata; quindi, per come sono fatto, diventava OBBLIGATORIO andare da solo! Il problema principale è che i sentieri non sono segnati, e anche se ogni tanto si trova quache indicazione, è nella lingua (e soprattutto nell'alfabeto) locale: del tutto inutile.
Però mi ero fatto spiegare il percorso dal proprietario della Guest House dove alloggiavo, e avevo fatto una copia della mappa che mi aveva fatto vedere: circa 8 km per arrivare a View Point, quindi una quindicina di km A/R.
Dopo un po' che cammino mi raggiunge un cagnolino, che tende a precedermi a poi ad aspettarmi, come per indicarmi il percorso. La stessa cosa mi era successa qualche anno fa in Messico, a Real de Catorce, un posto magico. Come allora la mia mente inizia a fantasticare, aiutata in questo caso dal fatto di essere in un paese così tanto intriso di spiritualità: il pensiero che galoppa in mezzo ai miei pochi neuroni e' che probabilmente il mio spirto guida è un cane! Per una bestia come il sottoscritto va benissimo...
Continuiamo a camminare, e vedo in lontananza una bella collinetta con in cima una costruizione: sicuramente quello è View Point! Anche se sembrano un po' più di 8 km... magari il tipo intendeva 8 miglia... e poi il cane (anzi, il mio spirito guida!) sembra puntare proprio là.
Alla fine, dopo 4 ore (ma quando cammino con la macchina fotografica in mano, è impossibile stimare una distanza in base al tempo percorso, date le mooolte soste che faccio per fotografare) arrivo in cima, dove c'è un piccolo tempio, un paio di baracche ed un paio di monaci che bellamente mi ignorano. Inizia a sorgermi qualche dubbio, perchè il tipo mi aveva parlato di un ristorante, però il posto è sicuramente panoramico, e magari una delle baracche è un ristorantino. Comunque, avendo con me un po' di cibo e dell'acqua (che condivido con il mio amico a 4 zampe), non mi pongo troppi problemi, anche se indubbiamente ho fatto parecchia strada.
Sulla via del ritorno, più o meno a metà, sempre accompagnato dal mio cagnolino, trovo un bivio che all'andata non avevo visto, ed un cartello indicante, in perfetto inglese: “View Point, 5 min”. A questo punto, fatto 30, facciamo 31: vado anche lì ed arrivo effetivamente ad un ristorantino molto panoramico; eccola qui la mia meta originale! Solo che in totale, anziché di una quindicina di km, alla fine la camminata sarà di oltre trenta: sempre rimanendo in ambito di spiritualità, oramai sono pronto per il Cammino di Santiago de Compostela...
A proposito... mi giro in cerca del mio spirito guida: sparito!
Figlio di un cane. Bastardo pure...