domenica 14 maggio 2006

Baja California

La Baja California e' la penisola ad ovest del Messico, un po' piu' lunga dell'Italia (1700 km) e un po' piu' stretta (mediamente 80 km). Ho noleggiato un'auto per girarla al meglio, perche' con l'autobus e' impossibile arrivare nei punti piu' belli.
Praticamente sono rimabalzato da una costa all'altra attraversando, da sud a nord, colline, deserti, montagne e vigneti. Per gli amanti delle chiese ci sono una ventina di Missioni fondate dai Gesuiti intorno al 1700, e per gli amanti della preistoria, ci sono anche delle incisioni rupestri molto simili a quelle della Val Camonica (secondo me i camuni venivano in vacanza qui... bella vita: in inverno a sciare al Tonale, e d'estate in California, pota!)
Esiste una sola strada degna di tale nome: la statale 1 che collega Cabo San Lucas (a sud) con Tijuana (a nord); esiste qualche rara diramazione asfaltata, ma la maggior parte sono strade e stradine sterrate per fare le quali e' necessario un buon fuoristrada (o una Ford Fiesta rossa della AVIS...)
Io sono arrivato in traghetto a La Paz, dove ho noleggiato l'auto e da dove sono partito in direzione nord fino ad Ensenada (100 km dal confine USA), e poi sono tornato indietro, facendo piu' di 3000 km in una decina di giorni su di una strada dove il limite di velocita' e' di 80 km/h, ed e' bene rispettarlo, non per una questione di multe ma per una questione di vita: mediamente ad ogni km c'e' una croce con dei fiori e dei pezzi di lamiera in ricordo di qualche incidente. Il che ti costringe a tenere il volante praticamente con una mano sola (i maschietti piu' scaramantici questa l'hanno capita al volo...)
A parte cio', la Baja California e' bella vera! La costa presenta splendide insenature dove e' possibile passare la notte in totale sicurezza. Venerdi' 12 ho dormito in spiaggia con la luna piena... spettacolare! Pero' il posto che mi e' piaciuto di piu' e' in montagna: il Parco Nazionale "Sierra San Pedro Martir".
Si trova a 3000 metri, contiene l'osservatorio astronomico messicano, e si gode un panorama da favola. Quando sono andato li', ero l'unico visitatore del giorno; ma non ero solo: a farmi compagnia c'erano cervi, aquile, scoiattoli, picchi, lepri...

domenica 7 maggio 2006

Sempre piu' a nord...

Da un deserto ad un altro, cambiando pero' numero: da 14 a 4, ovvero da Real de Catorce (14) a Cuatro (4) Ciniegas. Dal peyote alle lagune. Si', perche' Cuatro Ciniegas si trova in una Riserva nel deserto caratterizzata da:
·         una laguna balneabile; l'acqua e' ovviamente calda, pero' offre ugualmente un piacevole refrigerio rispetto alla calura esterna. Ragazzi, fare il bagno in mezzo al deserto e' un po' come stare in vacanza mentre gli altri lavorano: una doppia libidine (ogni riferimento non e' puramente casuale...)
·         una laguna non balneabile, ma con colori incredibili (verde, azzurro, blu scuro) e popolata da pesci (nel deserto!) e altri animali che esistono solo qui: ad esempio una tartaruga che nella parte inferiore e' dotata di uno sportello e, una volta tirata dentro la testa, la corazza si chiude completamente. Diventa una specie di grossa noce, oppure un modello nuovo della Nokia...
·         una zona di dune di gesso che, rispetto a quelle solite di sabbia, sono molto piu' chiare, praticamente bianche. Il che fa' risaltare ancora di piu' il blu del cielo ed il verde dei cactus
Dopo Cuatro Ciniegas, che e' in pianura, sono tornato in montagna, ai 2300 metri di Creel, all'inizio del Copper Canyon, che con i suoi oltre 1800 m di profondita' e' il piu' imponente del Messico.
Creel e' il punto di partenza ideale per splendide passeggiate a piedi, a cavallo o in montain bike: nel raggio di pochi km si raggiungono valli abitate solamente da pittoreschi indigeni e dai loro numerosissimi animali, soprattutto cavalli, mucche e capre. Oppure gole in fondo alle quali e' possibile trovare acque termali; in bici ho fatto una ripidissima discesa di 5 km piena di sassi (da spaccare la schiena, oltre che la bici), per poi potermi rillassare in mezzo al canyon in una vasca di acqua termale. Peccato che poi ci fosse anche la salita, e al termine di questa, solo una doccia fredda...
Da Creel ho poi preso il treno (l'unico che esiste in tutto il Messico!) che, attraversando il Canyon, porta a Los Mochis, sul Pacifico. Il paesaggio durante il viaggio e' incantevole, ed e' un piccolo tuffo nel passato considerando che la locomotiva e' ancora a vapore. Il che si traduce in una durata di 10 ore per fare circa 500 km. Per ingannare il tempo ho chiaccherato un po' con il controllore (Guiermo). Vi riporto la parte finale del dialogo:
Guiermo: "quanti anni hai?"
Sandro: "36, e tu?"
G: "42"
S: "pero'! complimenti, li porti bene"
G: "grazie. sei sposato?"
S: "no, sono single. e tu?"
G: "anch'io sono single, adesso"
S: "adesso?"
G: "si, mi sono sposato 3 volte, ma ho sempre divorziato"
S: "congratulazioni! hai figli?"
G: "figli?... ah si!... nove"
S: "NOVE???"
G: "si, tre per matrimonio. Sai, sono messicano..."
42 anni, 3 matrimoni, 9 figli. ARRIBA MEXICO!

domenica 30 aprile 2006

Real de Catorce

Eccomi di nuovo in Messico!
Dopo il Belize ho attraversato la regione di Veracruz, a sud-ovest di Citta' del Messico, fermandomi a Veracruz, Xalepa, Cordoba ed Orizaba. A parte la prima citta' che e' sul mare, le altre sono in montagna (questa e' la regione con le montagne piu' imponenti; il vulcano Orizaba, che con i suoi 5746 m e' la cima piu' alta del Centroamerica, si trova qui). Purtroppo sta incominciando la stagione delle pioggie, e regolarmente al pomeriggio si annuvolava (mentre la mattina viaggiavo); morale: non ho visto molte montagne in quei giorni. Un fatto curioso e' che Xalapa e' piena di infermiere che, in qualunque posto (bar, piazza, ristorante), si offrono di misurarti la pressione; io immaginavo che lo stile di vita messicano fosse il miglior antidoto per l'infarto, ma evidentemente non e' cosi'... probabilmente la loro dieta incide pesantemente su questo fattore, ma per gente che a colazione mangia pure' di fagioli, io vedo piu' indicato un controllo della pressione intestinale...
Poi sono tornato qualche giorno a Citta' del Messico, dove una sera ho visto un concerto di giovani del luogo che suonavano acid jazz; altro che mariachi...
Poi, finalmente, il Nord; dove per Nord intendo tutto quello che e' nord della capitale.
Prima tappa: Real de Catorce, una antica citta' mineraria (argento) poi caduta in disgrazia, quasi abbandonata, ma che negli ultimi anni si sta riprendendo. Le ragioni di questa rinascita sono 2:

1) il posto e' bellissimo: da Real, che e' a 2700 m, si`possono fare delle bellissime passeggiate, a piedi o a cavallo, che portano in scenari incantevoli. I colori delle rocce unito alle forme dei cactus e alla luminosita' del cielo rendono questo posto magico.
Non per niente Real e' spesso sede di film: alcune scene di "Puerto Escondido" di Gabriele Salvatores sono state girate qui, cosi' come il piu' recente "The Mexican" con Julia Roberts e Brad Pitt.

2) il peyote (cactus allucinogeno) abbonda nel deserto qui intorno. Esiste una tribu' indigena che ogni anno viene in pellegrinaggio dal nord facendosi 400 km per raggiungere il deserto e fare man bassa di questo cactus, i cui poteri allucinogeni sono fondamentali nella loro cultura (cosi' dicono...).
Ma negli ultimi anni esiste un'altra tribu' che si fa ben piu' di 400 km per il peyote: Los Italianos! Esiste un sito di Real (www.realdecatorce.net) che e' in 3 lingue: spagnolo, inglese e, stranamente, italiano. I nostri connazionali sono molto ghiotti di questo cactus. Me lo ha confermato un tipo di Padova che vive qui da 3 anni, e che mi ha spiegato come non esista nulla di meglio al mondo che passare la notte deserto in preda alle visioni che derivano da masticare peyote.
Sara', ma io mi domando: il deserto e' un posto magico, che gia' di per se' ti da' forti sensazioni. Che bisogno c'e' di alterare queste emozioni?
Piuttosto, introduciamo il peyote come diversivo per quelli che tutti i giorni sono in coda in tangenziale! 

PS: il nome completo di Real e': "Villa Real de Minas de Nuestra Señora de Limpia Conception de Guadalupe de Los Alamos de Catorce". Ma chissa' perche', viene abbrevviato... 

giovedì 20 aprile 2006

Belize: Caye Caulker

Il Belize, come primo impatto, e' un po' strano: pur essendo circondato da Stati di lingua spagnola, la lingua ufficiale e' l'inglese; la moneta locale e' il dollaro che ha un rapporto fisso di 2 a 1 con quello USA, pero' sulle banconote c'e' la Regina d'Inghilterra...
Stranezze a parte, c'e' da dire che e' indubbiamente il Paese piu' caro dell' America Centrale (non per niente sono rimasto qui solo 4 giorni...); ma ha il vantaggio di avere la barriera corallina piu' lunga dell'emisfero occidentale. Ed e' ovviamennte li' che sono andato.
Un isolotto che si chiama Caye Caulker, per il momento ancora immune al turismo di massa, dove mi sono dedicato a mare, passeggiate in bici, tramonti, cene al chiaro di luna piena (a proposito, qui la luna piena e' durata ben 3 giorni. Giuro! E sono sicuro che i litri di cuba libre che ho bevuto non hanno assolutamente influito su questo fenomeno...).
Ma soprattutto mi sono dedicato allo snorkeling. A bordo di una barca a vela (oramai ci ho preso gusto...) siamo stati in giro tutto il giorno, facendo tappa in 3 punti diversi della barriera. Che dire? Bellissimo! Ho visto tutti i pesci che Piero Angela vi puo' mostrare in un anno di Quark: dallo squalo di Spielberg al piccolo Nemo! L'ultima tappa, in particolare, era vicina al Blue Hole, una fossa che e' il paradiso dei sub. (per chi non lo sapesse, lo snorkeling si fa con maschera e pinne, ma senza bombole, ed e' questa la principale differenza rispetto a chi fa immersioni). Devo ammettere, pero', le mie difficolta' a muovermi sott'acqua: faccio snorkeling con la stessa scioltezza con cui Alberto Tomba dice una frase di senso compiuto.
Oddio, il Belize non si limita a questa isola: ci sono anche jungla, siti archeologici e piantagioni di frutta (l'uomo Del Monte abita qui...). Ma sono tutte cose che bene o male ho gia' visto in Messico e Guatemala

martedì 11 aprile 2006

36!

Tranquilli, non e' un sito Maya o una localita' paradisiaca che si affaccia sul mare dei Caraibi. E' un numero, un'eta' per la precisione, quella che ho raggiunto proprio oggi, 11 Aprile, il mio compleanno (a proposito, grazie a tutti quelli che mi hanno mandato gli auguri!). Oramai inizio ad abituarmi a trascorrerlo da questa parte dell'Atlantico: l'anno scorso ero in Bolivia, e mi ero regalato la discesa in bici piu' pericolosa del mondo (www.gravitybolivia.com).
Quest'anno ho optato per qualcosa di decisamente piu' rilassante: 4 giorni, da venerdi' a ieri, in barca a vela lungo il Rio Dulce, un fiume che nasce dal lago Izabal, nel Guatemala orientale, attraversa la foresta e sfocia nel mare dei Caraibi (http://www.sailing-diving-guatemala.com).
Era la prima volta per me in barca a vela, ed e' stata una esperienza decisamente positiva. Devo ammettere che navigare a vele spiegate avendo come colonna sonora il fischio del vento ed il fragore delle onde sullo scafo ha il suo fascino. Ho visto posti incredibili, come una cascata di acqua termale nell'entroterra della jungla: in un fiumiciattolo (non navigabile, si raggiunge dopo mezz'ora di cammino da una sponda del lago) mentre fai tranquillamente il tuo bel bagnetto, ti piove una cascata di acqua bollente sulla tasta; so che suona come una tortura medioevale, ma vi assicuro che e' una sensazione meravigliosa.
Navigare in un fiume nel mezzo della foresta da' la possibilita' di apprezzare il bello della vela ma anche di poter vedere e sentire le centinaia di animali che la popolano. L'ultima notte abbiamo dormito a pochi metri da un bosco abitato da "scimmie urlatrici", e vi assicuro che il nome non e' stato dato a caso: sembra di avere come vicini di casa tanti piccoli king kong, che fortunatamente di notte dormono e non urlano.
Dal lago si scende verso il mare attraversando un canyon, ed e' come navigare in un fiordo norvegese, solo che alla fine si arriva a Livingston, un paesino che e' un avanposto dei Caraibi, dato che e' sul mare dei Caraibi e che la gente e' in prevalenza di colore.
Vi devo descrivere il gruppo che mi ha fatto compagnia sulla barca. Eravamo in 6 piu' due persone dell'equipaggio (il capitano ed il cuoco). Sostanzialmente 3 coppie: la prima formata da due cognati in pensione, John, inglese di Oxford, e Bob, americano di Las Vegas; due meravigliosi vecchietti pieni di vita che mi ricordavano Jack Lemmon e Walter Mattau de "La strana coppia", con in piu' il fatto che quando provavano a dire qualcosa in spagnolo, sembrava di sentire Stanlio ed Olio parlare in castigliano. Mitici!
La seconda era una coppia di fatto; due giovani australiani, lei una specie di angelo biondo, lui una specie di modello.
Quindi da una parte c'erano i due vecchietti del Muppet Show (ve li ricordate quelli sulla balconata che chiudevano lo show con una battuta acidissima?), dall'altra il prive' dell'Holliwood (per i non milanesi, una discoteca frequentata da VIP e modelle/i). Ed in mezzo c'ero io con la canadese.
Intesa come ragazza del Canada, e non come tenda, anche se fisicamente non c'era una gran differenza tra le due... vabbe' ragazzi, non si puo' avere tutto dalla vita (questo e' quello che deve aver pensato anche lei quando mi ha visto...).
Altra nota positiva del tour, il cibo (e bene o male, sapete tutti quanto io sia sensibile all'argomento!). Il cuoco, un ragazzino, ci sapeva proprio fare, ed e' riuscito a soddisfarci pienamente avendo a disposizione poca varieta' di viveri ed un cucinino veramente minimo. E' stato sicuramente aiutato dall'incredibile qualita' e varieta' di frutta tropicale che e' possibile gustare a queste latitudini, e che sulla barca non mancava.

mercoledì 5 aprile 2006

Antigua

oggi saro' piu' accademico (leggete rompicoglioni...) del solito.
Inizamo con una lezioncina di geografia: il Guatemala vanta la bellezza di ben 33 vulcani, di cui pero' solo 3 attivi; due di questi tre (Fuego e Pacaya) si trovano in prossimita' di Antigua, la antica capitale (da cui il nome) da dove vi scrivo.
Antigua e' una coloratissima citta' coloniale, che diventa ancora piu' colorata durante la Settimana Santa (e ormai ci siamo...). Domenica ho assistito ad una sorta di prova generale: una processione dove le strade, rigorosamente di pietra, vengono chiuse al traffico e ricoperte ordinatamente con fiori che vanno a formare bellissimi tappeti, lungo cui ha luogo la processione avvolta da incenso e musica.E' un bellissimo colpo d'occhio, e me lo sono goduto in quanto non c'era troppa ressa; ma mi hanno detto che Domenica delle Palme e soprattutto il weekend di Pasqua c'e' una calca sovraumana, ragion per cui me ne vado da qualche altra parte...
Veniamo ad una lezioncina di storia: dopo aver conquistato l'indipendenza dalla Spagna nel 1821, nel 1824 Guatemala, El Salvador, Honduras, Nicaragua e Costarica formarono una Unione di Stati Centroamericani, con una propria bandiera, una moneta unica ed una propria Costituzione, decisamente all' avanguardia per l'epoca (ad esempio la schiavitu' era abolita). L'unione poteva contare su menti illuminate e progressiste provenienti dall' Europa (siamo nel 1824, l'Italia ancora non esiste...).
Non voglio entrare nel merito, pero' qualche analogia con la notra Comunita' Europea esiste (per carita', esistono anche notevoli differenze...). Comunque, che fine ha fatto l'Unione Centroamericana? E' tristemente naufragata nel 1840, dopo appena 16 anni, ed oggi tutti possono vedere in quali condizioni economiche e sociali si trovino questi Stati...
Come diceva Arbore in un vecchio spot... "meditate, gente, meditate..." 

venerdì 31 marzo 2006

Guatemala

Dopo avere passato la frontiera in modo a dire poco curioso (a piedi, zaino in spalla, attraversando un mercato, senza che nessuno mi chiedesse i documenti), mi sono diretto subito al lago Atitlan. Posto ad una altitudine di circa 1500 m (quindi, in questa stagione, con un clima meravigliso), relativamente piccolo (circa 50 km di circonferenza) ma con la particolarita' che ben 3 vulcani si affacciano sulle sue acque (il lago stesso e' di origine vulcanica); una decina di paesini lo circondano, il piu' famoso e' Panajachel, dato che e' proprio di fronte a 2 dei 3 vulcani.
Ma e'molto piu' carino San Pedro, dove ho conosciuto degli italiani che gestiscono un bar; i ragazzi sono appassionati di Risiko!, ed io gia' pregustavo una partita con dadi e carrarmatini a distanza di migliaia di km e di migliaia di giorni (ahime') dall' ultima volta, che, se non ricordo male, e' stata nello scorso millennio... poi, purtroppo, non siamo riusciti ad organizzare ed io sono ripartito.
Risiko! a parte, i ragazzi mi hanno consigliato un posto per dormire, tale Mikaso (che con Risiko ha una certa assonanza...) un po' fuori dal paese, ma direttamente affacciato sul lago. Dopo una camminata di 20 min zaino in spalla, mi trovo davanti un cubo bianco, alto 3 piani, con scritto a caratteri giganteschi MIKASO su una delle facciate. Pensavo fosse stato uno scherzo degli italiani (bastardi!), forse perche' la costruzione ricorda un dado del Risiko, o forse perche' apprezzano la coltivazione di marijuna (in bella vista!) li' di fianco... comunque ero abbastanza scoraggiato, ma ormai ero li', e sono entrato...
Beh, avete presente quando si dice che qualcuno e' bello dentro, normalmente per giustificare il fatto che e' un cesso esteriormente? Ok, il Mikaso e' cosi': tanto brutto fuori quanto incantevole dentro: 2 file di balconi in ferro battuto sorretti da travi in legno massiccio che si affacciano su di un luminosissimo patio ornato con fiori, fontane e statue; tetto con travi a vista, anch'esse di legno massiccio, cosi' come le porte, i letti e gli armadi delle camere. Ma la vera chicca e' il terrazzo, che domina il lago e da cui ci si puo' godere sia l'alba che il tramonto. Ragazzi, fare colazione su di un terrazzo cosi' e' un bel modo per iniziare la giornata... Ovviamente tutto questo ha un prezzo decisamente alto per gli standard guatemachi (penso si dica cosi'...): la bellezza di 11 euro per notte!
Vi dicevo che oltre a San Pedro e Panajachel, ci sono altri paesini intorno al lago, alcuni composti solamente pochissime case: ne ho visitato qualcuno in bici, ed ancora una volta ho potuto apprezzare la semplicita' e la serenita' di queste persone.
Ma torniamo a San Pedro: anche qui la gente e' cordialissima, quando ti incrociano per strada si aprono in un gran sorriso e ti salutano calorosamente. Ad occhio esistono 300/400 case ed una ventina di chiese... mai vista una densita' di chiese cosi'! Ma la cosa piu' incredibile e' che sui muri di ogni via o vicolo c'e' almeno un murales con scritte del tipo:
GESU' TI AMA!;
CRISTO E' LA TUA SALVEZZA!;
GESU' E' IL SIGNORE DI SAN PEDRO!;
SOLO GESU' PUO' CAMBIARE LA TUA VITA!

Beh... non vorrei sembrere blasfemo, ma per quanto mi riguarda spero proprio che Gesu' abbia cose piu' importanti da fare e che non cerchi di cambiare la mia vita... al momento non mi lamento!

domenica 26 marzo 2006

Chiapas

Dopo il Pacifico, ecco il Chiapas.
Tappa obbligatoria a San Cristobal, bellissima citta' coloniale adagiata a 2100 m in mezzo alle montagne, con un clima favorevole, e fortemente influenzata dalle numerose popolazioni indios che ancora adesso abitano la valle circostante; popolazioni ancorate a tradizioni e costumi del passato (anche se e' sempre difficile capire quanto questo sia dettato da reale attaccamento a cio' che fu, e quanto sia condizionato da interessi turistici...).
Personalmente mi sono trovato a stretto contatto con una tribu' molto particolare: l'italico profugo. Mi spiego: sono stato in un ostello gestito da un italiano e molto frequentato da connazionali che, a differenza del sottoscritto, non viaggiano; restano li' attirati dall' easy way of life messicano, dal costo della vita decisamente piu' basso rispetto all' Europa, ma soprattutto dalla notevole quantita' di droghe che pervade quel posto. Il gestore, Antonio, prima di venire in Messico 5 anni fa probabilmente era il pusher di Lapo Elkan...
Che ci crediate o no, non ne ho approffittato, mi sono limitato ad osservare divertito i membri di questa "comune" che mi ricordavano il figlio dei fiori interpretato da Verdone in "Un Sacco Bello"; anzi, sono riuscito ad organizzare una bella spaghettata (senza spezie strane...). Anche se non consumatore, sono stato accolto bene, anche perche' ho messo a disposizione la fiaschetta di grappa che mi ero portato dietro (merce rara in Messico, molto gradita dai compatrioti!). Ho intervistato Antonio sui prezzi (degli ostelli, non della droga...). Beh, lui paga 500 euro al mese di affitto per un posto che ha 33 letti (io pagavo 4 euro/notte per un letto). Volendo comprare la baracca, gli costerebbe 120000 euro... Ragazzi, non e' caro come Milano, ma un mio ex ex collega, piu' o meno con quella cifra, si e' comprato una specie di Castello in Brianza... 
Passiamo oltre. Dopo la montagna, la jungla: Palenque, per visitare le rovine del sito Maya. La citta' e' incredibilmente afosa (non oso pensare come sia in Agosto), molto meglio dormire qualche km fuori, in una cabañas in mezzo alla jungla: e' pieno di posticini che affittano cabañas con tutti i confort: elettricita', doccia e, come e' capitato a me, un geko (vero, non come quello che qualcuno tiene in casa a Milano) che mi faceva compagnia.
Prima di andare al sito, mi sono concesso una gita ad Agua Azul: un angolo di paradiso composto da 7 km di lagune collegate fra loro da cascate, dove e' meraviglioso fare il bagno per scappare dal caldo.
Poi ci sono le rovine: il fascino di queste costruzioni risalenti al 400 - 800 dc che contrastano ma in qualche modo si armonizzano con la jungla selvaggia, secondo me ha pochi eguali al mondo.

sabato 18 marzo 2006

Regione di Oaxaca

Messico, regione di Oaxaca.
E' rinnomata per la costa, dove ci sono localita' famose come Acapulco, Puerto Escondido e Huatulco. Io, piu' umilmente, ho trovato questo angolo di paradiso che si chiama Mazunte, dove non esistono alberghi od ostelli della gioventu', ma solo spartane cabañas direttamente sulla spiaggia; dove si cena a lume di candela semplicemente perche' l'elettricita'scarseggia; dove se vai un po' al largo puoi giocare con tartarughe giganti e delfini; dove non c'e' assolutamente nulla da fare... e capisci quanto sia bello non fare assolutamente nulla!
Come vi dicevo, un paradiso.
Eppure... eppure quello che piu' ho apprezzato di questa regione e' l'entroterra.
Oaxaca (si legge Uacah) e' una splendida citta' coloniale con edifici di pietra coloratissimi non piu' alti di 2 piani; e' piena di chiese, conventi e musei, e la vita ruota intorno alla animata piazza centrale (zocalo) che pullula di mariachi (suonatori) non troppo invadenti.
Ma e' la valle intorno ad essere meravigliosa. Ho noleggiato una montain bike e sono andato al sito archeologico di Monte Alban (nulla a che vedere con il commissario di Camilleri...); da li' mi sono addentrato lungo stradine sterrate che mi hanno portato in una alternanaza di boschi e paesaggi aridi attraverso pittoreschi villaggi nei dintorni. In uno di questi ho chiesto dove potevo mangiare e mi hanno indicato una piccola costruzione arancione senza insegna; praticamente un garage di 3x4 metri con 2 (due!) tavolini ed un totale di ben 6 sedie. Non esiste il menu' e si mangia quello che c'e' in padella al momento: non ho idea di cosa fosse, ma era ottimo!