martedì 23 febbraio 2016

Siam - appunti di viaggio




Un minibus stracarico che zigzaga fra le buche di una strada che, malgrado sia in uno stato pietoso, rappresenta l’unica via di collegamento; quindi densa di ogni tipo di mezzo di trasporto: auto, motorini, bici, camion, bus, mezzi agricoli, oltre che pedoni e animali.

La strada attraversa una miriade di piccoli villaggi, costellati da tantissimi bambini che giocano felici e spensierati, come è giusto che sia.

Dove mi trovo?

In questo  momento in Laos, ma potrei benissimo essere in Bolivia o in Lesotho…

È affascinante questa somiglianza di posti così lontani, dato che  non è dovuta alla globalizzazione ma alla povertà: c’è una importante via di collegamento ed è “naturale” che la maggior parte delle attività, in mancanza di alternative, ruoti intorno ad essa. 


Ci sono tornato volentieri in Laos, a distanza di 4 anni: ho ammirato paesaggi e pagode, gente sorridente. Ma ho anche constatato come qualcosa sia cambiato rispetto al recente passato. Più modernità, innanzitutto: internet ovunque, tutte le persone del luogo “armate” di smartphone; anche se qualcuno, per ragioni meramente economiche, è ancora costretto ad indossare l’abito tradizionale e a recitare la parte del tribale per accontentare i tour operator che scorrazzano mandrie di turisti desiderosi di vedere con i propri occhi qualcosa di anacronistico (e completamente falso, aggiungo io). 

Nel Nord del paese la vicina Cina è sempre più presente: andando a Luang Nam Tha mi sono trovato  una città moderna con edifici di nuovissima costruzione là dove la mia Lonely Planet (del 2007) parlava di villaggio…


Nel raggiungere questo ex villaggio mi è capitato un piccolo incidente.

Gli “incidenti” fanno parte dei viaggi: senza intoppi viene a mancare quel brivido di imprevisto che, a posteriori e una volta che le cose si sono aggiustate, possono trasformare una parte del viaggio in una avventura (l’importante è che ci sia il lieto fine…). A volte, purtroppo, gli incedenti possono essere anche stradali (ok, può succedere anche in tangenziale a Milano andando in ufficio, ma in questo caso perde un po’ di poesia…Emoji ) come mi è successo andando a Luang Nam Tha.

Minibus con conducente dalla guida un po’ allegra, strada di montagna, l’autista prende una curva interna un po’ troppo larga, dall’altra parte arriva un auto che invece stringe un po’ troppo e… SBAM! Fortunatamente non un frontale ma un urto laterale. Nessun danno alle persone, i veicoli hanno un po’ di ammacchi ma possono proseguire, ma il problema è che l’altra auto è guidata da cinesi che non parlano laotiano (unica lingua conosciuta dal nostro autista). I cinesi parlano in (ottimo) inglese con noi (turisti a bordo del pulmino) dicendo che a loro giudizio è un concorso di colpa e se ognuno si paga i suoi danni va bene così. L’autista, col quale anche noi comunichiamo a gesti, però molto probabilmente rischia di perdere il posto se accetta questo compromesso, e quindi chiama qualcuno al telefono e ci fa segno di aspettare. Io approfitto di questa attesa per andare a parlare con i cinesi, incuriosito di conoscerne qualcuno al di fuori dell’Italia. In questo caso si tratta di gente sui 30 anni, con vestiti firmati ed auto di lusso, che vive in Cina, che è in vacanza in Laos, e che deve l’ottima conoscenza dell’inglese al fatto che hanno studiato negli USA, dove hanno acquisito una “american attitude” (definizione – azzeccata - di una americana che viaggiava con me) e che sono tornati in patria per fare i dirigenti.

Insomma, niente a che fare con quelli “milanesi” di esportazione, che partendo da via Paolo Sarpi stanno pian piano comprando tutta la città, forse favoriti dal fatto che non muoiono mai…

Questi rappresentano la nuova generazione, quella che ha sostituito la falce ed il martello con lo smartphone e la carta di credito. Gli unici al mondo che hanno le potenzialità per di far crollare questa grande potenza… Emoji

Tornando all’incidente, in soccorso del nostro autista arrivava una ragazza della assicurazione, ma neanche lei parla inglese, e quindi la situazione non si sblocca, fino a che non si ferma un tizio thailandese che parla sia laotiano che cinese, e facendo da interprete riesce a far raggiungere un accordo alle parti. Mitico, probabilmente al suo paese fa il giudice a Forum…

Insomma, da incidente stradale rischiava di trasformarsi in incedente diplomatico fra Cina e Laos, ma l’intervento della Thailandia ha risolto la situazione…



Anche in Vietnam ho avuto un piccolo inconveniente, a Da Lat.

Noleggio la bici per andare a vedere la cascata dell’Elefante, una escursione tranquillamente fattibile in giornata. Dopo un po’ di km di piacevole strada in mezzo al bosco, mi si affloscia il davanti (nel senso di gomma della bicicletta…Emoji ): ho bucato! Ovviamente non ho una camera d’aria di scorta od un kit di riparazione, e la zona è disabitata. Non mi resta altro che incamminarmi (spingendo la bici) e tornare a Da Lat, sperando di trovare un passaggio. Cosa che dopo una mezzoretta avviene: un vietnamita si ferma e mi fa caricare la bici sul suo camioncino. Il tipo non parla una parola di inglese, però qualche km prima del centro del paese si ferma e mi indica un meccanico. Io, che pensavo di riportare la bici dal noleggiatore e prenderne un’altra (con il rischio che questo non ne abbia più, o che faccia storie), valuto che se invece faccio aggiustare la gomma adesso impiego meno tempo, e posso continuare il mio giro. Andata!

Il posto è una officina di riparazione di motorini, ma il tizio si dimostra ferrato su come aggiustare la camera d’aria di una bicicletta (sempre ruote sono…) anche se non sta mungendo una mucca (auto-citazione della riparazione alla foratura di un paio di anni fa in Costarica)

In realtà il buco si rivela essere una precedente riparazione che non tiene più (la camera d’aria risulta essere decisamente “vissuta”), ed il meccanico la aggiusta sovrapponendo una nuova pezza a quella già esistente. Non proprio il massimo della vita, ma non ho alternative (se torno fino al negozio, mi sono giocato mezza giornata, e addio cascate); ma sono consapevole di essere in sella ad una “bomba ad orologeria”. Confido che il rimedio regga per un po’ di km, prima di cedere nuovamente; o che addirittura non ceda proprio. Pago il tizio, che mi chiede 10000 Dong, circa 40 centesimi di Euro… io faccio il brillante e gliene lascio altrettanti di mancia…

Ovviamente il rimedio cede. Che ci volete fare: errare è umano, perseverare è… Drino.
Però nel frattempo sono riuscito ad arrivare alla cascata e a fare un  po' di foto, oltre che un po' di km in bici. quindi l'obiettivo della giornata è raggiunto, alnche se a distanza di qualche ora mi ritrovo nuovamente sul ciglio della strada con la gomma a terra.
Questa volta mi raccatta l'autobus locale, un veicolo da una ventina di posti: mi fanno tranquillamente mettere la bici sul corridoio e mi riportano a Da Lat. Io, unico occidentale a bordo, mi sonto addosso gli occhi di tutti: da turista mi ritrovo ad essere una attrazione turistica...