martedì 18 marzo 2014

Bici, che passione!!!


Premessa: viaggiare è la mia passione, così come andare in bici.
Viaggiare in bici è ovviamente il massimo: è possibile coprire distanze notevoli andando alla giusta velocità per vedere tutto ciò che ci circonda, avendo la flessibilità di arrivare ovunque e di fermarsi in qualunque momento, senza vincoli di aree pedonali o problemi di parcheggio.
In ogni continente mi sono imbattuto in pazzi che pedalavano da (o dovevano pedalare per) 5 o 6 mesi: in Australia (da Sydney a Perth), in Indocina (partendo dall'Europa), in Africa (da Nairobi a Cape Town) e, in questa occasione, in Centro America (partendo dagli USA e andando in Cile).
Io, nel mio piccolo, mi sono cimentato nel 2012 in un personale “giro d'Italia” di un mesetto. Non mi sento ancora pronto (e probabilmente non lo sarò mai) per qualcosa di più lungo ed avventuroso; più che dal un punto di vista fisico, da quello mentale.

Però, ogni volta che sono in viaggio, non perdo occasione per noleggiare la bici almeno per un giorno.
In Centro America l'ho fatto 3 volte: Puerto Vallarta (Messico), Omepete (Nicaragua), La Fortuna (Costa Rica).
E per 3 volte ho avuto problemi... Oddio, è abbastanza normale: le bici a noleggio nei posti dove viaggio spesso (quasi sempre...) non sono un gran chè. Però 3 su 3 è una percentuale inquietante...

Puerto Vallarta, come si può intuire dal nome, è sul mare; però è in una zona collinare, ed io ero diretto in cima ad un colle lungo una bella strada sterrata che risale un torrente, quando il sellino ha ceduto. Tranquilli, benchè Puerto Vallarta (l'ho scoperto in seguito...) sia un ritrovo internazionale di gay, non ho perso il sellino: semplicemente si è rotto il fermo che blocca l'altezza dello stesso, per cui mi sono ritrovato a pedalare con la sella bassissima e le ginocchia in bocca; scomodissimo e faticosissimo. Non sono riuscito ad arrivare in cima. Niente di grave: ho girato la bici e mi sono goduto la discesa col baricentro basso, con pausa per un bagnetto rinfrescante nel torrente con tanto di birretta fresca offertami da due tipi del luogo.

Omepete è un isolotto sul lago Nicaragua: mi ripromettevo di farne il giro completo, che in realtà è un “8”, dato che Omepete sono due vulcani collegati da un itsmo; parto proprio da qui ed inizio a girare intorno al vulcano più piccolo, che però è anche la parte più difficile, dato che è completamente sterrata e molto nervosa, cioè piena di sali-scendi.
Il giretto procede bene, malgrado la bici sia un mezzo catorcio; l'ambiente è bucolico, sembra di pedalare in una gigantesca fattoria, con mucche cavalli oche galline cani maiali asini che continuamente sono in mezzo alla strada.
Per superare uno strappo impegnativo mi alzo sui pedali e...TLAK! si rompe la catena... Mi tocca spingere la bici per circa 10 km fino all'ostello.
Non mi risulta che Omepete sia un ritrovo gay, ma anche qui l'ho preso in quel posto...

La Fortuna è un paesino ai piedi del vulcano Arenal. La zona è bellissima: ondulata, verde, con un lago nelle vicinanze... un paradiso per la bici.
Considerando che la giornata è splendida e che il giorno prima il Milan ha perso 4-1 contro l'Atletico Madrid (e quindi ho bisogno di sfogarmi) sono carico al punto giusto.
La bici (una volta tanto) è molto buona, la catena è ben oliata e non minaccia rotture, e quando chiedo il kit di riparazione in caso di forature, il tipo del negozio mi risponde: “tranquillo, non serve: noleggio bici da 10 anni e nessuno ha mai bucato”.
Sarà...
Dopo circa 30 km arrivo al lago e mi fermo a fare una foto col vulcano sullo sfondo: il panorama è meraviglioso; non c'è nessuno in giro, sembra quasi che quel lago e quel vulcano siano stati creati esclusivamente per me. Mi godo il momento: mi sento l'uomo più fortunato del mondo.
La Natura, ancora una volta, mi fa dono della sua maestosità: gli occhi sono appagati da questa vista incredibile, la pelle è piacevolmente riscaldata dal sole, le orecchie sono deliziate dal canto degli uccelli e dal sibilo di questo vento che mi accarezza i capelli... sibilo?!? Vento un cazzo: ho bucato!!! (citazione)
Sembra quasi, da quanto bestemmio, che il vulcano abbia ripreso la sua attività sismica... Inizio a spingere la bici (sembra diventato il mio passatempo preferito in Centro America); quando vedo una casa chiedo se hanno l'occorrente per aggiustare la gomma, e mi dirottano 500m più avanti dove abita un meccanico, tale Josè.
Arrivo in una sorta di piccola fattoria, chiedo di Josè e lo trovo in una stalla intento a mungere una mucca... Mi domando se un contadino che munge una mucca sappia aggiustare una foratura; probabilmente sì. Poi mi domando se il mio ciclista di Tradate sappia mungere una mucca...
Vabbè...
Spiego a Josè la situazione, e mi invita e seguirlo nella sua officina, che è un magazzino di robivecchi. Io, con lo sguardo, cerco disperatamente in mezzo a quel marasma una pompa, mentre lui rovista in una cassetta degli attrezzi che sicuramente contiene qualcosa appartenuto ai Conquistadores spagnoli... Con mia grande sorpresa tira fuori un adattatore per la valvola del pneumatico e lo usa per collegare lo stesso ad un compressore, che a prima vista a me sembrava un residuato bellico. Inizio a riprendere fiducia, anche perché piano piano appaiono mastice e pezze. Quando gli dico che sono italiano, mi racconta che lì vicino vive da una decina di anni un connazionale che definisce loco (pazzo).
Per farla breve, la gomma viene riparata, e posso riprendere il mio giro. Juan mi chiede dove sono diretto, e quando glielo dico, mi fa: “Ma da solo? Tutti questi km senza neanche una camera d'aria di scorta?” Poi scuote la testa, sorride e dice: “otro italiano loco...
Dagli torto...

PS: BICI è l'anagramma di CIBI, altra mia grande passione. Non può essere una coincidenza

lunedì 24 febbraio 2014

Autobus, compagno di viaggio...


L'autobus è una parte essenziale del viaggio. È il mezzo di trasporto più comune, soprattutto nelle nazioni “arretrate”.
Ne esistono di tutti i tipi, a seconda del Paese, della distanza da coprire, della categoria. Da quelli di lusso (col sedile che si trasforma in un vero e proprio letto, tv personale come sugli aerei, wi-fi) ai furgoncini rottame (dove non esiste la fermata, ma si sale e scende al volo); e ovviamente tutte le possibili sfumature tra i due estremi.
È un mezzo di trasporto ma anche un luogo di incontro, ma come tutte le cose durante un viaggio (e più in generale nella vita...) a volte rivela un risvolto amaro. Ho sperimentato sulla mia pelle alcuni inconvenienti, in particolare per quello che riguarda l'orario: quello che parte solo quando è pieno (Sudafrica), quello che non parte perchè l'autista sta giocando a scacchi (Indonesia), quello che parte con 20 minuti di anticipo senza aspettarti (Baja California).
In ogni viaggio però (e per fortuna) assisto a qualcosa di nuovo per quanto riguarda i pullman: in Messico ho ammirato il posto personalizzato di un autista, che sul suo pulmino anziché il classico sedile si è installato una specie di sdraio composta da strisce di plastica che, a suo dire, risulta molto più fresco di quello che c'era originariamente; oppure il braccio meccanico installato da un altro guidatore, che gli consente di aprire e chiudere la portiera scorrevole alla sua destra rimanendo comodamente seduto al suo posto: un genio...
Per non parlare del campionario di musica varia e quasi sempre a volume folle (specie sui furgoncini più piccoli), mentre gli autobus a lunga percorrenza in genere propongono film palesemente scaricati da internet; la fregatura è che spesso i pullman della stessa compagnia, anche su tratte diverse, propongono gli stessi film: il rischio è quello di doversi sorbire più volte la stessa pellicola (a parte i veicoli di lusso, non c'è modo di evitare l'assordante audio).
Altro elemento in comune sui trasferimenti lunghi sono i turni massacranti degli autisti. Il tutto a discapito della sicurezza? Ovviamente sì, ma meglio non pensarci...
Oppure i venditori ambulanti che propongono di tutto: dalle caramelle alle bibite, fino ai medicinali: ultimamente ero tentato di comprare (da un tipo che ispirava mooolta fiducia) un prodotto magico che risolve i problemi della prostata: meglio giocare d'anticipo, non si sa mai...

Nel trasferirmi dal Messico al Guatemala ho assistito anche alla trasformazione del mezzo di trasporto: nel giro di 10 ore sono passato da un autobus da 25 persone ad un'auto con 4 passeggeri... nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”: la legge della conservazione della massa si applica anche tra San Cristobal de Las Casas (Mex) ed Antigua (Gua): un tragitto tipico per chi viaggia da queste parti; un percorso che avevo già fatto nel 2006 usando i mezzi pubblici.
Memore di quella esperienza e del fatto che oramai sono un ultraquarantenne, decido questa volta di rivolgermi ad un tour operator che propone un servizio navetta prelevandoti direttamente dall'ostello.
Però una volta arrivati al confine, dopo essere scesi per sbrigare le pratiche burocratiche  e aver attraversato a piedi la frontiera, l'autobus di partenza è stato “smembrato” in 3 pulmini, il mio composto da 6 persone: una coppia di israeliani; Ginski, un australiano di origine russa; Sebastian, un argentino di origini polacche (il nonno era scappato durante il nazismo perchè ebreo); un danese diretto in Brasile per i Mondiali di calcio (con molta calma, dato che mancano ancora 4 mesi); il sottoscritto.
Come scrivevo l'autobus è un luogo di incontro, e spesso viaggiando capita di trovare compagnie molto eterogenee.
Il tempo sul pulmino è trascorso velocemente, tra Sebastian che, sfruttando le sue origini, cercava di imparare qualche nuova parola dai 2 israeliani (immaginatevi un argentino che parla in ebraico in Guatemala...), i quali invece erano più interessati ai miei racconti, dato che ero stato da poco nel Grand Canyon, una delle loro mete future.
Io, a mia volta, ero rapito dai video di Ginski: il ragazzo faceva il cameraman (lavorava per Fox Sports) e ci ha fatto vedere sul suo Mac qualche lavoro: veramente bravo! Per chi ha tempo, consiglio di guardare su Youtube alcune sue opere.
Zombies in Utila” (http://www.youtube.com/watch?v=QUsir-fsRJc) è divertentissimo, mentre il video del record di quante persone possono salire su un “chicken bus” è follia pura... un grande!!!

Dopo alcune ore i due israeliani sono scesi, e come per magia noi 4 rimasti siamo stati trasferiti su un'auto per coprire l'ultima parte del tragitto.
Ironizzavamo sul fatto che forse dopo qualche km dovevamo scendere anche dall'auto, prendere prima un tuk tuk, poi una bici per poi finire appiedati.
Grazie al cielo, esiste un limite anche per la legge della conservazione della massa...

lunedì 10 febbraio 2014

Il Rosso ed il Grigio


... per giustificare il titolo potrei dire, da milanista, che visti i risultati attualmente poco lusinghieri della mia squadra, il nero si è un po' sbiadito...

In realtà questi due colori sono il manifesto delle prime 2 settimane di viaggio.
Rosso come il Grand Canyon, come le sculture della Monument Valley, come i tramonti infuocati sul Pacifico.
Grigio come loro, il motivo principale che mi ha spinto a fare questo viaggio: le balene.

Breve riassunto di 2 settimane, una negli States, l'altra in Messico: la prima atterrando a Los Angeles, noleggiando un'auto e facendo più di 2500 km a zonzo per California, Arizona, Utah e Nevada; la seconda attraversando a piedi la frontiera a Tijuana, e scendendo lungo la Baja California da nord a sud con gli autobus locali.
Nel corso di questi 14 giorni un minimo comune denominatore: la NATURA.
Grand Canyon, Monument Valley, Zion National Park con i loro colori, le loro forme, i loro scenari incantati; l'emozione di camminare dentro il Canyon, di scendere fino al Colorado, di dormire in tenda lungo le sue sponde, di risalire il giorno dopo seguendo un altro sentiero in modo da poter ammirare quella meraviglia da altre angolazioni... Fantastico!
E poi la Baja California, così selvaggia con il deserto che si tuffa nel mare di Cortez creando uno scenario probabilmente unico al mondo: non so in quante altre spiagge del pianeta il vostro vicino sia... un cactus!
È un Messico un po' “sui generis” quello della Baja, un posto meraviglioso eppure non rinomato, quasi snob: pochi eletti la visitano, però sono eletti non per ceto ma per vocazione. È il paradiso degli hippy, oramai un po' datati, ma pur sempre (o forse proprio per questo) ammirevoli.

E poi ci sono loro, il motivo di questa nuova avventura: le balene.
Era da un po' che volevo vederle, ispirato dal bel libro di Pino Cacucci “Le Balene Lo Sanno”, e finalmente ci sono riuscito. Mi ero segnato tre posti dove andare ad osservarle: Guerrero Negro, Laguna San Ignacio, Los Cabos.
Dopo il primo appuntamento ero talmente appagato che ho rinunciato alle altre due tappe: l'emozione provata a Guerrero Negro è stata talmente forte, intensa ed estasiante che... boh? Cosa potevo volere di più???
Trovarsi su una barchetta circondato da questi “bestioni” è qualcosa di incredibile: sono animali sono estremamente socievoli, vengono verso l'uomo per giocarci, per farsi ammirare, a volte per prenderlo in giro: io ho ricevuto una carezza (o forse era una sberla?), ovvero un colpetto di pinna...
Puntualmente da millenni questi cetacei vengono in inverno lungo le coste della Baja California a figliare, ma la cosa più incredibile è che, anziché essere protettive nei confronti dei piccoli (come normalmente avviene in Natura), le mamme spingono i “cuccioli” verso l'uomo per familiarizzare. Un bell'atto di fiducia, non c'è che dire.
E comunque, un'emozione unica, indescrivibile...

Dopo qualche giorno sono andato sull'isola Santo Espiritu, un'isola disabitata molto selvaggia, un paradiso per fare snorkeling, kayak e passeggiate.
L'isola è molto arida, con alte scogliere che si buttano nel mare intervallate da qualche incantevole caletta; a volte queste scogliere formano dei veri e propri canyon, che, in piccolo, mi ricordavano quello ammirato in Arizona.
E ho iniziato a sognare: ma che bello sarebbe poter vedere le balene nel Grand Canyon?!?