martedì 21 giugno 2016

Basta un po' di organizzazione...

13 giugno 2016, ore 21: esordio dell'Italia agli Europei di calcio.
Mi sono fissato l'appuntamento (così come le date e gli orari delle altre partite degli azzurri) già prima di partire per il lungo giro in bici che nel giro di una quarantina di giorni mi porterà a zonzo per l'Italia.
Organizzazione, innanzitutto!
Non sia mai che mi perda una partita di calcio importante solo perché sto pedalando.
La mattina sono a Stintino; conto di fermarmi per la sera ad Alghero, che dista circa 70 km.
Ho fatto una abbondante colazione al B&B, quindi sono carico di energia, e per pranzo penso di accontentarmi di un po' di roba che mi è avanzata dalla Corsica (taralli, biscotti, ciliegie) e poi di darci dentro la sera guardando la partita (organizzazione!).
Parto con calma dopo una sosta ad una lavanderia self-service, e verso le 11 sono in sella.
Dopo una cinquantina di km arrivo ad un bivio: Capo Caccia 8 km a destra, Alghero 18 km a sinistra. Ecchediamine, è ancora presto: andiamo a vedere 'sto Capo...

Porto Conte
Arrivo così nel golfo di Porto Conte, ed in particolare in una insenatura con acqua cristallina, piccola spiaggia e bar. Non ho ancora fatto un bagno da quando sono partito, la tentazione è troppo forte: carpe diem, e Drino in acqua!
L'acqua è freddina, ma dopo un po' ci si abitua, e la location è paradisiaca (vedere foto).




Esco, mi asciugo con calma, mangio un gelato al bar (avevo già fatto fuori in precedenza le mie “abbondanti” vettovaglie), e rimango ad ascoltare un dialogo fra un gruppo di signori di Bercellona ed il barista. Dialogo che si svolge in catalano. Incuriosito domando al ragazzo se avesse vissuto a Barcellona per imparare così bene la lingua, e lui mi risponde che non era mai stato in Spagna, e che stava parlando nel dialetto di Alghero! Un lascito della dominazione di qualche secolo fa: il dialetto locale è il catalano...

Con tutta calma riparto per Alghero. L'influenza spagnola è evidente nei nomi delle vie e dei quartieri di questa bella cittadina, che perlustro in bici, ma che alla fine decido di lasciare puntando ad una sistemazione lungo la strada costriera. In fondo è ancora relativamente presto (sono le 18:30), la giornata è splendida, la temperatura è ideale, e pedalare ancora per qualche km a ridosso del mare mi sembra un'ottima idea...

Appena imbocco la strada litoranea vedo un cartello stradale: Bosa 44 km. Il prossimo paese non è vicino, ma non ho intenzione di arrivare fino a lì: inizio ad essere un po' stanco e ad avere un po' di fame (il pranzo è stato molto leggero) e già pregusto un agriturismo al massimo fra una decina di km, oppure un B&B con annesso ristorante o, perché no, un campeggio dotato di pizzeria a due passi dal mare. Insomma, giusto il tempo di arrivare, farmi una meritata doccia e farmi una sontuosa mangiata guardandomi Italia-Belgio.
Nel frattempo la strada è bellissima, ma decisamente dura. Alternando strappi impegnativi a ripide discese, il percorso tende gradatamente a salire di quota. La vista è incantevole: mi ricorda la parte più selvaggia della Corsica, paragone avallato ulteriormente dal fatto che non c'è nessuna abitazione nei paraggi.
Ed intanto il tempo passa, e la fame aumenta, e le energie – di conseguenza – diminuiscono.
Arrivano le 7, poi le 7:30, poi le 8. Strada deserta, nessun edificio.
Le ombre si allungano sull'asfalto, proiettando un'immagine gigantesca delle borse che sto trasportando, quasi a simboleggiare il loro peso sempre più insostenibile.
Ho fame, e voglio vedere la partita... cazzo! Mi bastava rimane ad Alghero... quasi quasi torno indietro... ma no, dai, ci sarà almeno un ristorante sulla strada prima o poi, con tanto di megaschermo. Inizio a pensare alle possibili situazioni: dormire è l'ultimo dei problemi, posso piantare la tenda da qualche parte (si, ma dove? ai lati della strada ci sono solo rocce, e per di più a precipizio), oppure infilarmi nel sacco a pelo in una delle piazzole di sosta che ogni tanto si allargano nei punti più panoramici (nella speranza che una coppietta in cerca di intimità non mi schiacci con la loro auto...). La priorità è mangiare, perché se non incamero un po' di energie qui non vado più avanti.
Quindi continuo a visualizzare il ristorante dei miei sogni, immaginandomi anche come mi comporterei una volta entrato: prendo un tavolo davanti alla tv, ordino, poi vado in bagno a darmi una rinfrescata alla bell'e meglio, e quando esco (fresco e riposato...) la tavola è già imbandita e gli inni nazionali risuonano nell'aria...
In sostanza pedalando faccio girare contemporaneamente le 2 ruote e gli ultimi 2 neuroni che mi sono rimasti: in pratica sono un 4WD...
Sono in preda a questo delirio onirico quando la strada inizia finalmente a scendere: la velocità sale notevolmente, ed i km che mancano a Bose diventano sempre di meno. Verso le 21 dovrei arrivare lì, giusto in tempo per la partita.

Alla 20:40 l'apparizione: Area Sosta Camper con Ristorante/Pizzeria in posizione molto panoramica, a picco sul mare. Mi fiondo nel locale:
“siete aperti?”
Si
“fate vedere la partita?”
Si
“non ho un camper, ma una bici con la tenda: posso piantarla da qualche parte?”
Dove preferisci
“Ti voglio bene, fratello sardo...”

In 20 minuti monto la tenda (vedere foto), faccio la doccia in una spartana cabina lì all'aperto e al fischio d'inizio sono con le gambe sotto il tavolo.
A volte i sogni (o i miraggi) si avverano. Quasi completamente: il megaschermo era in realtà un vecchio (tubo catodico) Telefunken da 14”. Se non altro era a colori...  : )

PS: per la successiva partita dell'Italia (venerdì 17 contro la Svezia) che era programmata per le 15, alle 14 ero già davanti ad un megaschermo (vero, questa volta) con tanto di birra in mano.
Basta un po' di organizzazione...