lunedì 26 marzo 2012

Sumatra: dagli scacchi ai capelli


dopo Myanmar, Thailandia, Cambogia, Laos e Malesia, sono arrivato in Indonesia, l'ultima tappa di questo viaggio nel sud-est asiatico. Ultima tappa che inizia nell'isola di Sumatra, famosa per gli orango-tango, la jungla ed i vulcani. Ed è proprio vicino ad un vulcano che mi sono capitati un paio di episodi divertenti.
Da Berastagi, un paesino nel nord dell'isola, è possibile raggiungere il cratere del Sibayak dopo una tranquilla camminata di circa 3 ore. A differenza che in Myanmar riesco a non perdermi, a differenza che in Thailandia riesco a non farmi rubare nulla dalle scimmie... tutto procede liscio come l'olio: arrivo in cima, ammiro la bellezza del posto, scatto qualche foto, e nella via del ritorno faccio una lunga deviazione per dirigermi alle sorgenti di acqua termale che si trovano alla base del vulcano. Un bel bagno ritemprante dopo una bella camminata: una delle gioie della vita! Dopo le terme potrei proseguire a piedi (circa 10 km) per tornare alla Guest House, ma queste 2 ore di cammino vanificherebbero il beneficio di cui ho appena goduto. Decido quindi di prendere un mini-bus, che, mi informa la tipa dei bagni, è a circa 300 metri e parte quando è pieno.
La formula “parte quando è pieno” significa una attesa indefinita e, potenzialmente, infinita. Ma io non ho fretta. Faccio i 300 metri, vedo un mini-bus (vuoto) parcheggiato ed un capannello di persone nelle vicinanze. L'arrivo del sottoscritto (palesemente un turista) viene salutato con la solita frase di rito indonesiana “Hello Mister”, seguito dalla conferma che si, quello è il mezzo di trasporto per raggiungere Berastagi. Mi guardo bene dal chiedere a che ora dovrebbe partire, e mi aggrego al capannello di persone per capire cosa stanno facendo: sono il pubblico di una partita di scacchi. In quanto turista, scopro di avere diritto ad un posto d'onore nell'assistere al match; non mi faccio pregare, e mi siedo di fianco ad uno dei 2 giocatori, che si rivela essere l'autista. In realtà la partita non è una sola, ma una serie: i 2 contendenti (sempre gli stessi) giocano molto velocemente (circa 10-15 minuti a partita), ed il vincitore di ogni match incassa circa 2 dollari. L'atmosfera è coinvolgente: anche se parlano una lingua che non conosco, capisco dalle risate e dall'allegria che circonda il gruppo che gli sfottò si sprecano ad ogni errore o ad ogni mossa vincente. Mi sembra di tornare indietro di 20 anni, quando all'Università trascorrevo ore ed ore a giocare a carte con i miei compagni, in una atmosfera del tutto simile a quella che stò vivendo in questo momento. Ci fosse stato l'esame di “scopone scientifico” o di "briscola chiamata”, la lode non me la toglieva nessuno!
Nel frattempo l'autista infila 3 vittorie di fila, e io mi domando con quanto dispiacere dovrà interrompere questo filotto, dato che oramai l'autobus pare pieno. Ma i 2 tizi continuano a giocare, nessuno dei viaggiatori si lamenta ed io, da bravo forestiero, mi adatto.
Dopo un po' giunge un altro pulmino, al che l'autista-giocatore si gira, urla qualcosa ed i passeggeri, tranquillamente, si trasferiscono dal bus che era già parcheggiato in quello appena arrivato. Ed io con loro, e partiamo subito.
In pratica il bus era già pieno (e quindi in teoria pronto per partire) da un pezzo, ma dato che l'autista stava giocando a scacchi, e stava vincendo, ha aspettato che arrivasse un altro mezzo pur di non interrompere il suo divertimento. Mitico!!!

Il giorno dopo, sempre a Berastagi, mi dedico alla cura della mia persona: dopo più di 2 mesi di viaggio i miei capelli avevano raggiunto una lunghezza ingestibile, era quindi arrivato il momento di farli tagliare. Nel paesello c'è una viuzza con solo negozi di parrucchiere: c'è solo l'imbarazzo della scelta. Dalle foto esposte, mi sembra di capire che non esistano (al contrario che da noi) botteghe “per uomo” o “per donna”, però la stragrande maggioranza dei gestori è di sesso femminile. Io, da buon maschilista, mi dirigo da un ometto (non sia mai che una donna sappia tagliare i capelli: probabilmente è bravissima a colorarli, a pettinarli, a fare la messa in piega, e tutte quelle belle cose lì... ma ad armarsi di macchinetta per fare un taglio tipo militare vedo decisamente più indicata una figura maschile).

“Hello, do you speak english?”
Sorriso.. “little..”
“perfect... please, with the machine, short here, here and here (dietro ed ai lati)”
Sorriso... “ok, ok”
“... and a little bit longer here (sopra)”
Il sorriso svanisce sostituito da una faccia interrogativa. Colpa mia che sono in Indonesia, non parlo una parola della lingua locale, e mi esprimo in un inglese troppo complicato (“a little bit longer” è al di là della comprensione di un parrucchiere di Berastagi, e probabilmente anche di un meccanico di Latina o di un mobiliere di Cantù...)
Ci riprovo all'italiana: con la mano destra indico le parti della mia testa mentre, con pollice ed indice della sinistra, simulo la lunghezza che, quando indico la parte superiore del capo, come per magia diventa maggiore.
Sorriso... “ohhh... ok,ok!!!”
Mi fa sedere di fronte ad una specchiera che sembra uscita dal salotto di mia nonna nei miei ricordi di bambino, mi copre i vestiti con un lenzuolo che, a giudicare dalle macchie di vernice, viene usato anche per ridipingere le pareti, si arma di pettine e macchinetta per i capelli (con una sola misura) ed inizia a lavorare.
La cosa buffa è che io, dall'alto dei mie poderosi 1,75 m, sono mediamente una decina di cm più alto della popolazione locale, e dato che la poltrona (anch'essa appartenuta a mia nonna...) non è regolabile in altezza, il parrucchiere è costretto a stare in punta di piedi. Praticamente mi sembra di avere Carla Fracci che mi volteggia intorno mentre mi taglia i capelli.
Ad un certo punto l'uomo si arma di coraggio e mi chiede: “where you from?”
“Italy”
ohhh... Juventus?”
“No, AC Milan”
ahhh... Ibraimovich”
e con questo il nostro brillante dialogo termina, ma è l'ennesima prova dell'universalità del calcio.
Ogni tanto per ripulirmi il viso dai capelli tagliati, anziché usare la canonica morbida spazzola (che non vedo in giro), l'amico mi soffia poderosamente in faccia, ed inevitabilmente gli parte qualche sputacchio (sarà il gel, penso io...).
Comunque alla fine il risultato è più che discreto, e con mia grande sorpresa, mentre sono ancora seduto, dopo aver ricevuto la mia approvazione, il tizio inizia a massaggiarmi energicamente (ma piacevolmente) il collo e le spalle, poi mi prende delicatamente la testa fra le mani, la fa roteare dolcemente e all'improvviso fa un rapido movimento verso destra... CRACK!!! ed un altro verso sinistra... CRACK!!!
… mi guardo allo specchio: la testa è ancora attaccata al collo, ed è già un miracolo...
provo a muoverla leggermente, e questa risponde prontamente al comando, senza alcun dolore, ma anzi sento che il collo è decisamente più sciolto che in precedenza!
Hai capito 'sti parrucchieri indonesiani...
Se provo a proporre lo stesso trattamento al mio parrucchiere di Tradate (il cui nome d'arte è “Il Selvaggio”) come minimo gli rimane in mano un cranio da esporre come trofeo in vetrina.
Per la cronaca, taglio di capelli e massaggio (non richiesto, ma decisamente apprezzato) meno di 2 euro. Anche questo devo provare a dirlo a “Il Selvaggio”...