domenica 11 marzo 2012

Uno zoppo in Thailandia




da più di un anno convivo con un problemino al polpaccio sinistro: probabilmente un leggero stiramento, che non va a posto perché non sto mai fermo. Comunque è una cosa leggera, semplicemente un fastidio che ogni tanto si ripresenta un po' più intensamente, ma che non mi impedisce in nulla nei movimenti, al limite mi fa zoppicare un pochino.
Mi ero praticamente scordato di questo problema, quando a Chiang Mai ho seguito un corso di massaggio thai di mezza giornata. L'insegnante, una donna con la corporatura di un rinoceronte, mi stava facendo vedere come massaggiare la parte bassa delle gambe quando, con tutto il suo dolce peso, ha fatto forza sul polpaccio nel punto malato, e... ahi, il dolore è tornato fuori. Niente di grave, ribadisco, però è paradossale terminare un corso di massaggio (soprattutto thailandese, che dovrebbe essere più curativo che rilassante), zoppicando.
Dopo qualche giorno mi trovo a Ko-Pang-Nang, meravigliosa isola sulla costa orientale. Sono appena arrivato alla Guest House, che, per quanto spartana, è in posizione idilliaca e dispone di una spiaggette privata: dove mi reco, leggermente zoppicando, immediatamente. C'è qualcuno in spiaggia a prendere il sole, ma stranamente nessuno sta facendo il bagno. Boh, meglio così: io, anche se claudicante, faccio una leggera corsetta per attraversare il bagnasciuga ed in tre salti, hop hop hop, sono in acqua, dove, sullo slancio, continuo la mia corsetta... ahi ahi ahi: già, perché il fondale è pieno di scogli appuntiti, che consiglierebbero un ingresso molto meno garibaldino. Purtroppo prima che io possa fermarmi del tutto, mi procuro un bel buco sotto la pianta del piede (anche in questo caso il sinistro). Anche stavolta niente di grave, ma un fastidio ulteriore che mi costringe a non poter appoggiare bene il piede quando cammino, aumentando così la mia zoppia.
Un paio di giorni dopo mi sposto sulla costa occidentale, a Railay, sempre in un bungalow molto semplice, ma dotato di bagno, veranda ed amaca. La mattina mi sveglio presto, speranzoso di fare qualche bella foto alle prime luci dell'alba, esco sulla veranda a piedi nudi e questa volta appoggio il piede (il destro, una volta tanto) non su qualcosa di appuntito, ma su qualcosa di decisamente morbido... Merda! È quello che penso, ma soprattutto quello che pesto. Qualche simpatico animale (forse anche più di uno,vista la notevole quantità di materia) ha scambiato la mia veranda per una lettiera, ed io ho pensato bene di infilare il mio piedone nudo nel suo “corpo sciolto”, per dirla con Benigni. Saltellando maldestramente sul piede malato ma perlomeno pulito, rientro nel bungalow, mi dirigo in bagno e con l'aiuto dell'acqua riesco a fare una sorta di miracolo cromatico, passando dal marrone al rosa nel giro di un pochi secondi. Se il buongiorno si vede dal mattino, sarà una giornata di... cacca.
Peccato, perchè Railay, oltre ad essere un posto meraviglioso, è anche un paradiso per il free-climbing, sport che ho provato una ventina di anni fa (e che ho prontamente abbandonato) ma che mi piace tantissimo vedere, in particolare dal vivo.
Inoltre l'isola offre anche un suggestivo punto panoramico raggiungibile dopo quella che viene definita una “impegnativa salita”. Ed è a quest'ultima che punto io, nonostante i problemini all'arto sinistro. Ben presto realizzo che l'aggettivo “impegnativo” relativamente ad una salita in un posto frequentato da free-climbers ha un peso specifico decisamente alto: in pratica mi trovo ad affrontare una specie di ferrata con l'aggravante che è particolarmente scivolosa, dato che è molto fangosa ed il giorno prima ha piovuto copiosamente. Probabilmente la zoppia della parte sinistra del mio corpo si è estesa anche all'emisfero mancino del cervello, dato che arrivo al punto panoramico e poi proseguo anche per una laguna ancora più difficile da raggiungere. Dopo un'ora abbondante riesco nell'impresa e, stanchissimo ma felice, vado a gustarmi gli scalatori, quelli veri.
Da una spiaggetta si stacca una parete verticale meravigliosa, ed è qui che mi dirigo ad ammirare i free-climbers, che quando arrivo sono già all'opera. Ma non sono l'unica attrazione: sono arrivate numerose scimmie che catalizzano l'attenzione dei turisti.
Io sono affamato. Ho già tirato fuori una scatola di biscotti che mi ero portato dietro, quando mi si piazza davanti al naso una bellissima scimmietta... atroce dilemma: mangiare o fotografare??? È come chiedere a Berlusconi se preferisce le bionde o le more...
Scelgo la foto:appoggio la scatola di biscotti (ancora chiusa) per terra, impugno la reflex, ma mentre scatto mi accorgo che sta succedendo qualcosa intorno a me. Abbasso lo sguardo e la scatola di biscotti è in mano ad una scimmia (non la mia “modella”, ma un complice) che si sta dando alla fuga salendo su un albero. Io insulto il primate, concludendo i miei improperi con “... voglio proprio vedere come fai ad aprirla...”. Dopo 2 secondi mi sta già bricciolando sulla testa...
Scimmie 1 – HomoNonSapiens 0.
Poi però la giornata è proseguita alla grande: per tutto il pomeriggio ho ammirato gli scalatori fare le loro evoluzioni in questo scenario incomparabile, ed alla sera mi son goduto il tramonto sdraiato sulla spiaggia sgranocchiando anacardi (specialità thailandese) e sorseggiando una birra. Questo romanticissimo tramonto.

Ero da solo, è vero. Ma a volte la solitudine è una magnifica compagna...

PS1: spero vivamente che la scimmia che mi ha fregato i biscotti non sia anche l'animale che mi ha cagato sulla veranda, altrimenti se la trovo me la faccio alla griglia...
PS2: in realtà durante il tramonto non ero solo: ero in compagnia della mia zoppia...