giovedì 16 febbraio 2012

Marrakech in Cambogia


Ho attraversato la frontiera fra Thailandia (dove guidano tenendo la sinistra) e Cambogia (dove invece tengono la destra) senza trovare grandi differenze...  
“ma cos'è la destra, che cos'è la sinistra...” cantava Gaber, ed è un concetto che si adatta benissimo da queste parti, perlomeno dal punto di vista del codice della strada! Anche la precedenza è qualcosa di molto relativo: mi pare di aver capito che c'è l'ha chi suona di più il clacson...
Detto dell'entropia che regna sovrana sulle strade, veniamo a parlare di uno degli argomenti che più mi preme in generale, ed imparticolare quando viaggio: il cibo. Partiamo dalle fantastiche grigliate di pesce freschissimo di Sihanoukville: 3 dollari per cenare molto bene direttamente sulla spiaggia, su tavolini romanticamente illuminati da sole candele. E' improprio definirli “ristoranti vista mare”, dato che e' il mare a vederti mentre ceni, e da molto vicino...
Allontanandosi dalla costa, il menù torna più tipicamente asiatico: noodle in varie salse, riso con pollo, riso con verdure, riso con riso..., con varianti più o meno piccanti. I numerosissimi baracchini lungo la strada invece si dedicano prevalentemente ad untissime ma gustosissime fritture; cosa friggono? Di tutto e di più: dai gamberi di fiume alle banane, per finire con rane (intere), serpenti ed insetti vari (specialità che, lo ammetto, non ho provato: si vede che sto invecchiando...).
Scenetta divertente una volta su un autobus: un'adorabile vecchietta sdentata si mette a mangiucchiare (più propriamente a succhiare...) delle specie di wustel piccolini, ed intuendo la mia curiosità, mi guarda, mi fa un sorriso a tutte gengive e me ne offre uno. A me ovviamente si apre il cuore (ed anche la bocca dello stomaco) e non posso proprio rifiutare, e ringraziando profondamente la generosa cambogiana, inizio a masticare uno di quei strani cosi. Che si rivela essere un piccantissimo peperoncino ricoperto da un sottile strato di carne macinata! Mi sembra di avere in bocca la lava dell'Etna: inizio a fumare dalle orecchie e a piangere come una fontana, con la vecchietta che scoppia a ridere. Vorrei tirarle un pugno e spaccarle tutti i denti, ma evidentemente qualcun altro mi ha anticipato...
A Siem Reap invece mi sono concesso 3 giorni di lusso: una Guest House dotata di tutti i confort, con annesso ristorante di altissimo livello. Piccola premessa: normalmente quando viaggio alloggio in posti economici, a volte belli, a volte dignitosi, ma a volte abbastanza squallidi; capita di dover sgomitare con gli scaraffaggi per ottenere un po' di posto sul materasso. Quindi, ogni tanto, un po' di lusso è il benvenuto. Che poi il concetto di “lusso” è del tutto relativo: viaggiare in condizioni talvolta scomode ti fa riassaporare il valore di cose che si ritengono assolutamente normali; per cui “lusso” può essere anche la possibilità di farsi una doccia (magari calda!) dopo una settimana di soli lavandini o tinozze, piuttosto che un letto decente dopo 3 giorni consecutivi di autobus.
Ma tornando a Siem Reap, il lusso andava ben oltre la doccia calda ed il letto comodo: stanza spaziosissima, A/C, frigobar, TV satellitare, Wi-Fi, teiera in camera, colazione a buffet con vastissima scelta, bicicletta  a disposizione (comodissima per visitare il sito di Angkor che dista solo 5 km), ma soprattutto un altissimo livello di servizio, che non ho mai nemmeno lontanamente riscontrato in tutti gli alberghi a 4 stelle che ho fequentato per lavoro (in Italia e all'estero) in 15 anni.
Tutto questo ha un prezzo, ovviamente. Già... 18 dollari a notte (colazione inclusa).
L'anno scorso ho lavorato a Zug, in Svizzera, dove l'albergo più ecomomico costava 100 dollari a notte (colazione esclusa): per carità, c'era tutto (bagno, TV, AC), però era completamente anonimo, la camera era poco più grande del letto ed il bagno aveva le dimensioni di una cabina telefonica.
100 dollari! Ma perchè???
Vabbè, torniamo alla bella Guest House cambogiana: dato che avevo una bici a disposizione, ne ho approfittato pedalando per 2 giorni: il primo sono andato ad Angkor; sveglia alle 4:30 per poter ammirare l'alba, ed alle 5 del mattino ero in bici in mezzo alla jungla... sensazione fantastica! Non so perche' (i due posti hanno ben poco in comune) ma mi sembrava di usare una delle bici di Marrakech Express; forse per la magia di entrambi i luoghi, forse perche' le bici, in fondo, erano molto simili. Il secondo giorno sono andato al lago Sap (nulla a che vedere con la SAP, grazie al cielo...). Ed il terzo, per riprendermi dallo sforzo, ho deciso di concedermi un altro dei servizi messi a disposizione – in questo caso a pagamento – dall'albergo.
Mi sono fatto tentare dal “massaggio tipico cambogiano (senza olio)” (così recitava il depliant).
Massaggio assolutamente casto, ma decisamente particolare: partendo dalle gambe, per poi passare alle braccia, alla schiena ed infine alla testa, si tratta di una costante pressione esercitata con varie parti del corpo (dita, polsi, gomiti, ginocchia...) abbinata a molto molto stretching, in posizioni che neanche il kamasutra... a proposito: mai avrei pensato che potesse essere tanto piacevole il gomito di una ragazza conficcato nella mia pianta del piede...
Ed anche in questo caso mi sono rivisto in una scena di Marrakech express, ovviamente quella del massaggio, quando i protagonisti del film sono sottoposti ad uno stretching quasi estremo...
Comunque alla fine stavo da dio. Il costo? 8 dollari per 1 ora e ½...




"...a noi ci ha rovinato il Cristianesimo, intendo dire come cultura. Una volta avevamo le terme, i massaggi. Adesso che abbiamo? Le pizzerie..." (marrakech express)