lunedì 9 marzo 2009

L’importanza di conoscere le piante…

Siamo a Humauaca, nord dell’Argentina, nell’altopiano andino in comune con la Bolivia. Qui la percentuale della popolazione con origine italiana crolla a 0 (la media nazionale è di oltre il 40%). Gustavo fa la guida turistica, e ci accompagna a vedere le meraviglie dell’Hornocal, una incredibile montagna multicolore. Gustavo non è un indio, infatti è di Bahia Blanca (400 km a sud di Buenos Aires, sull’oceano), ma definisce la città dove è cresciuto un posto feo (brutto). Dopo aver viaggiato a lungo per l’Argentina, si è innamorato di questo posto (non propriamente sul mare, dato che siamo a 3000m di altezza) dove si è stabilito e ha messo su famiglia. Gli chiedo se non gli manca il mare, mi dice di no, e che in ogni caso ci va in vacanza al mare; gli domando dove, mi risponde “a Bahia Blanca”… il posto feo
Rapporto con il mare a parte, Gustavo si rivela una guida perfetta: è un ottimo conoscitore della montagna, ma la sua passione spazia anche in altri settori, a partire dall’archeologia (ci parla del ritrovamento di una mummia che risulta essere l’uomo più antico del continente americano), fino alla storia; ci racconta della cultura pre-inca che abitava questi luoghi (la popolazione Yavi), dedita alla agricoltura. Gli Yavi avevano creato un sistema di canali per l’irrigazione dei campi che è stato in seguito migliorato dagli Inca (nel 15 secolo) e che viene sostanzialmente utilizzato ancora adesso.
Ci indica un paesino (chiamiamolo così) di contadini composto da ben 5 famiglie che per il loro raccolto sfruttano l’opera ingegneristica di svariati secoli fa.
Ma il pezzo forte del tour ovviamente è la vista dell’Hornocal e delle sue bellissime sfumature.
La nostra guida ci racconta che una volta ha accompagnato una coppia un po’ particolare ad ammirare questa meraviglia della Natura: il marito era cieco da 10 anni, e la moglie gli descriveva i colori in maniera minuziosa, utilizzando (parole di Gustavo) “un vocabolario incredibilmente ricco”. Mi domando come abbia fatto quella signora a raccontare così bene un qualcosa che lascia senza parole…
Quando arriviamo ad un altro punto panoramico, Gustavo ci indica in lontananza un altro paesino, dicendo che è composto da 129 persone. Mi scappa la battuta: “probabilmente anche in questo paesino i 129 abitanti appartengono in tutto a 5 famiglie, data la prolificità dei sudamericani…”
E lui, ridendo, ci dice: “e sì, hanno molta muña muña…”

E qui si apre un altro capitolo di questa bella escursione. Io pensavo che muña muña fosse un termine colorito per descrivere una interessante parte anatomica del corpo femminile; in realtà si tratta di una pianta. Infatti la nostra guida si rivela essere anche  un ottimo botanico ed erborista.
Ma andiamo per gradi… sulla via del ritorno, Gustavo ferma la jeep ogni tanto per farci vedere determinati fiori o piante, e descrivercene le caratteristiche e gli effetti che questi possono avere sull’uomo o sugli animali.
Si inizia con un fiore lilla, che non è provato abbia degli effetti sull’essere umano, ma che se mangiato dagli animali provoca danni temporali al sistema nervoso facendoli impazzire per qualche giorno. Ci racconta di una escursione con un paio di turisti a dorso di asino: le bestiole hanno la bella idea di assaggiare i fiori incriminati, e di conseguenza impazziscono e diventano ingestibili. Dato che la malattia non è permanente, per accelerare la guarigione degli animali, gli escursionisti hanno passato la notte a purgare gli asini…
Tirar fuori merda da un asino… non deve essere esattamente il lavoro più bello del mondo (anche se qualche attinenza con la consulenza SAP ce l’ha…)

Ma torniamo alla muña muña: ci viene descritta come il “viagra andino”, che gia' di per se' e' un'ottima presentazione, ma come se non bastasse, è anche un ottimo digestivo… Gustavo ne porge un ramoscello a me ed uno ad Andrea; la scena è abbastanza imbarazzante: due uomini che si guardano con in mano una pianticella di “viagra andino”… potrebbe essere un poster dell’arcigay…

Ci vengono descritte altre piante, tra le quali:
Sumalagua, un fiore giallo che è un eccellente afrodisiaco
Arca, una pianticella verde che è ottima in caso di diarrea

Dato che le prossime tappe del viaggio saranno in Bolivia ed in Perù, ho paura che faremo un gran uso di arca, mentre le altre due pianticelle marciranno nello zaino… e soprattutto spero che, in caso di attacco di diarrea, né io né Andrea ci equivocheremo nel prendere la pianta giusta… le conseguenze sarebbero veramente trash…